I Meat Beat Manifesto fanno parte di quel folto gruppo di realtà musicali che, pur non avendo mai raggiunto davvero il successo, hanno chiaramente lasciato il segno nelle orecchie di colleghi più fortunati. Nel loro caso la lista è davvero impressionante: Nine Inch Nails, Prodigy, Chemical Brothers e Merzbow hanno tutti, in un modo o in un altro, citato il collettivo guidato da Jack Dangers come un’importante fonte d’ispirazione. Andandosi a riascoltare gli album dati alle stampe nei primissimi anni Novanta è facile individuare i semi della rivoluzione elettronica alle porte: “Storm The Studio” e “Satyricon” sono i due lavori migliori per entrare in contatto con le ricchissime trame sonore a base di industrial, drum’n’bass, techno, house e IDM tessute dai Meat Beat Manifesto nell’arco della loro attività artistica.
A distanza di tre decenni, però, le cose sono decisamente cambiate: rimasto solo al timone, Dangers ha progressivamente abbandonato le tendenze danzerecce per dedicarsi a un crossover di ambient, trip hop e dubstep dalle atmosfere decisamente notturne. Il nuovo “Impossible Star” arriva ben otto anni dopo il precedente “Answers Come in Dreams” e rappresenta un ulteriore passo in avanti verso un’elettronica più liquida e meno frenetica, ma certamente non rilassante. Tutto l’album è infatti attraversato da un’inquietudine silenziosa e oscura che rende i tredici pezzi in scaletta, in buona parte strumentali, il sottofondo ideale per un supermercato sperduto in un mondo devastato dall’apocalisse. Non c’è nulla di rasserenante negli accordi jazzati di “Bass Playa” o nel sequencer malato di “We Are Surrounded”; nè tantomeno danno sicurezza i beat grezzi e sgranati di “Unique Boutique”, “The Darkness” e “Nereus Rov”. Per non parlare dell’angosciante monito contenuto in “T.M.I”, in cui una linea di basso dub fa da cornice alle parole di Jack Dangers, secondo il quale “tutto ciò che abbiamo oggi è disinformazione”. Ai vaghi cenni dance di “Nocebo” fanno da contraltare i loop stranianti e sconnessi di “Impossible Star”, mentre nei suoi 14 minuti abbondanti “Lurker” unisce Aphex Twin e Oneohtrix Point Never in un ricco pastiche di drum’n’bass. In questo vero e proprio trip ai confini della realtà trovano spazio anche due piccoli esperimenti di ambient al rumore bianco intitolati “Liquidators” e “Rejector”.
Il faccione corrucciato che occupa tutta la copertina di “Impossible Star” parla chiaro: con i Meat Beat Manifesto è meglio non scherzare. In questo album non c’è spazio per luci e buone intenzioni, ma solo tanta, affascinante elettronica dark che sembra essere uscita dai più cupi universi cyberpunk immaginati da William Gibson.