Fa strano e insieme piacere che un film come questo abbia vinto un festival come quello di Venezia, dove solitamente la fa proverbialmente da padrone un cinema più ‘impegnato’.
Filmato tra bui laboratori e assolate boulevard colorate con la tavololozza dei primi 60’s, “The Shape Of Water” è un film fantastico e avventuroso senza tempo, con al centro una storia d’amore classica, una sorta di bella e la bestia dove tutti e due gli innamorati sono sia la bella che la bestia.
Come spesso capita con i film di Del Toro, ad ancorare parzialmente alla realtà un plot altrimenti totalmente di fantasia viene utilizzato un forte collocamento storico, questa volta la guerra fredda tra scienziati americani e sovietici.
La relazione tra la principessa senza voce (Sally Hawkins è l’addetta alle pulizie muta di un centro di ricerca segreto del governo americano) e la misteriosa creatura marina dalle sembianze antropomorfe è tratteggiata con grande dolcezza e romanticismo. Le scene d’amore sono le più poetiche del film e, nonostante siano spesso molto simili tra loro, riescono ad incantare ogni volta grazie ad una tenerezza irresistibile e al grande impatto visivo.
Molto riuscito anche l’utilizzo di sequenze gore (quasi tutte con protagonista il cattivissimo Michael Shannon, come spesso accade il migliore del team), che fanno da forte contrappasso a quelle romantiche, quasi a voler rimarcare la purezza dell’amore di due creature non convenzionali rispetto agli affari degli uomini comuni.
Meno riuscita è invece la struttura della trama, che seguendo il classico pattern dei vecchi film d’avventura risulta un po’ prevedibile.