Dopo “Consumer Complaints” (2013) e “Why Choose” (2015) il Queer Pop-punk trio londinese Shopping ritorna con il terzo album Official Body prodotto da Edwyn Collins (ex leader degli Orange Juice, ricordiamo ll suo recente lavoro per l’ottimo album degli Spinning Coin).
Gli Shopping si sono, malgrado la cosa non sia mai stata da loro pianificata, creati la fama di concept-band. I titoli dei loro album ed i testi delle loro canzoni sono una denuncia contro il lato negativo del capitalismo, il consumismo sfrenato e la ricerca di un successo personale basato su falsi valori. Il pezzo ‘Wild Child” (singolo uscito poco prima dell’album) ne è un semplice esempio grazie anche al video, una rivisitazione di un American Idol, dove i tre giudici ( i componenti della band ) rappresentano l’Ente Ufficiale ( quel Official Body del titolo) che, in base a incomprensibili principi di valutazione, decidono chi, tra i vari concorrenti, possiede quelle doti ritenute essenziali per proseguire oltre.
Il trio londinese invita ad un atteggiamento più critico riguardo i media, colpevoli di annullare sia la nostra individualità che il senso d’identità , quel “Non credere! Poni domande” dell’open track “The Hype” dove Rachel Aggs ( chitarra e voce ) e Billy Easter ( basso e voce ) si rimbalzano l’incitazione.
Se consideriamo i lavori precedenti “Official Body” ci appare più curato nei suoni e fa la sua apparizione un synth ( “Discover”,”New Values” e la già citata “Wild Child” ) a sconvolgere la consolidata triade chitarra-basso e batteria ( Andrew Milk ). Se escludiamo la lenta “Discover” ( il testo tratta di depressione e solitudune), i brani hanno un innegabile groove danzereccio, giri di basso a tratti funk con la nervosa e punzecchiante chitarra di Aggs che caratterizza i brani con veloci note che si susseguono incessantemente. La struttura dei brani è però ripetitiva, la formula è ben collaudata ma il forte impatto dei primi due album qui è assente. Gli Shopping hanno però una particolare capacità che si esalta nelle loro esibizioni live: sanno far ballare. Al tempo stesso ci mettono in guardia mostrandoci i paradossi dell’ecosistema sociale in cui viviamo : ci sentiamo al centro del mondo ma siamo solo pedine mosse in ogni direzione per chi sa quale strategia.
Credit Foto: Glasher