Dagli esordi noise dal forte sapore sperimentale fino al più recente flirt con la musica elettronica, la carriera di Meghan Remy ““ la mente dietro il progetto U.S. Girls ““ sembra essere in costante movimento verso lidi sempre più pop. Nel nuovo “In A Poem Unlimited”, sesto album in studio in dieci anni, la cantautrice statunitense continua a seguire questo solco e, oltre a dar vita al lavoro più melodico e accessibile prodotto fino a oggi, mette da parte i suoi amatissimi sample per lasciare ampio spazio ai musicisti che la accompagnano. E che musicisti, c’è da aggiungere: si tratta dei Cosmic Range, il collettivo space jazz di base a Toronto nel quale milita anche il marito di Remy, Max “Slim Twig” Turnbull. Grazie al loro prezioso contributo, queste undici canzoni si trasformano in un viaggio nei territori inesplorati della disco, del funk, del glam e dell’art pop, con la voce sensuale di Meghan Remy a fare da guida.
“In A Poem Unlimited” rappresenta una brusca virata verso le piste da ballo: il groove contagioso di “M.A.H” ricorda da vicino quello di “Heart of Glass” dei Blondie, mentre la cover di “Time” di Micah Blue Smaldone traduce il blues notturno dell’originale in una bollente jam funk che sfocia nel free jazz quando chitarre e sax si lanciano negli assoli. Al tempo stesso, riprendendo una costante dei dischi a firma U.S. Girls, in tutti i brani aleggia un senso di inquietudine tale da rendere “In A Poem Unlimited” la colonna sonora ideale per una festa a tema Twin Peaks. Una tensione costante che si insinua persino nei testi, attraversati dalle brame di vendetta della sognante “Velvet 4 Sale”, dalle dure condanne al sessismo nascoste nella blueseggiante “Rage of Plastics” e dalle violenze domestiche raccontate con piglio sarcastico sul beat ruvido di “Incidental Boogie”. Al centro del bersaglio di Meghan Remy c’è lo stereotipo dell’uomo manipolatore e sfrontato, incapace di relazionarsi nella maniera corretta con l’altro sesso. Solo tenendo bene in mente questa chiave di lettura è possibile riconoscere nel viscido guardiano del paradiso presentato in “Pearly Gates”, il momento simil-hip hop dell’album, quell’Harvey Weinstein da mesi al centro di mille polemiche per una sfilza infinita di accuse di abusi sessuali.