Ci sono tanti modi di celebrare un anniversario importante. Grant ““ Lee Phillips ha deciso di regalarsi un nuovo album solista, per festeggiare il venticinquesimo compleanno di “Fuzzy” dei suoi Grant Lee Buffalo e per mille altri motivi. Di anni ne sono passati quasi tre da “The Narrows” e nel frattempo Phillips si è trasferito a Nashville dove sono nate queste tredici storie in musica, ancora una volta registrate con l’aiuto di Jerry Roe (batteria) e Lex Price (basso). “Widdershins” è un titolo curioso, significa procedere in senso anti orario ma anche andare in direzione contraria rispetto alle convenzioni, alle aspettative.
Possibile che Grant ““ Lee Phillips stia preparando un’altra piccola rivoluzione musicale dopo gli esperimenti di “Mobilize”? In realtà questa volta la vera rivoluzione è rimanere se stesso, senza mai annoiare. Fedele alla chitarra e alle tastiere, cantante folk rock orgoglioso e convinto. Rock per l’energia con cui affronta ogni sfida. Folk nel senso più vero del termine, quello di musicista che racconta storie di ieri e di oggi senza manie di protagonismo. E di personaggi sa crearne la penna del buon Grant ““ Lee Phillips. La Maria Antonietta che ritroviamo in “Unruly Mobs” ad esempio o una “Miss Betsy” capace di terrorizzare e affascinare allo stesso tempo, per non parlare poi del killer col grilletto pronto di “Totally You Gunsliger”. A legare il tutto è sempre la voce di Phillips, che col tempo si è fatta più roca e matura senza perdere intensità anzi scoprendo un tono un po’ sofferto e blues che si addice in modo particolare a questi brani.
“Walk In Circles” e “The Wilderness” sono le canzoni manifesto di “Widdershins”: grintose e un po’ rock, con un gran ritmo chitarra / batteria. “Another, Another, Then Boom”, “Great Acceleration” e “History Has Their Number” rappresentano invece l’anima più politica di Grant ““ Lee Phillips, sempre a portata di mano quando serve. “From what I hear of fascism, I wouldn’t put it past him” si lascia sfuggire in “King Of Catastrophes” “I’ve read too many books and I can’t ignore the omens” e il parallelo con “Fuzzy” è voluto, cercato e ribadito. Ma “Widdershins” non è un disco nostalgico nè malinconico. Le note gioiose di “Liberation” lo dimostrano e qui Grant ““ Lee Phillips fa un po’ il Boss della situazione, provando a regalare un briciolo di speranza a se e al pubblico. Confermando ancora una volta di saper scrivere testi di gran classe e di essere un inguaribile ottimista, oggi come venticinque anni fa.