Ogni volta che esce un nuovo film del tardo Woody Allen, c’è qualcuno che grida al miracolo, al suo migliore film degli ultimi vent’anni, forse di più. Ogni volta mi faccio convincere, devo dire che in questo aiutano molto anche le locandine sempre meravigliosamente attraenti, e vado a vederli. Ogni volta le aspettative, a questo punto manco troppo credibili, vengono puntualmente disattese.
Anche questa. “Wonder Wheel” non è un brutto film, vale il costo del biglietto anche solo per il lavoro dello spendido cast (tutti hanno detto della Winslet, ma i due maschietti, anche un insospettabile Timberlake, hanno fatto un lavoro coi controcoglioni) e per la fotografia sfavillante di Storaro (mammamia che roba ha combinato con luci e panorami). Il grande problema del tardo Woody Allen, che nel suo caso è un problema immenso, è che ormai scrive col pilota automatico, a questo giro poi ha praticamente rifatto “Cafè Society” ma al Lunapark. Ci stanno le relazioni doppie nella stessa famiglia, l’ambientazione retrò, l’amore vero che non trionfa e pure i cazzo di gangster! Dai…