Gigante è un progetto che nasce nell’inverno del 2016 da Ronny Gigante, bassista dei Moustache Prawn. Dopo svariate collaborazioni con varie formazioni, Ronny Gigante ha deciso di mettersi in proprio, metterci la faccia e lanciare il suo primo album da solista, di cui compone testi e musiche. Non è il classico indie di oggi. Si discosta molto e volutamente Gigante da quello che siamo abituati ad assimilare e propinare ai nostri amici che si perdono nei meandri del pop. Un album dove strumenti come l’ukulele tornano alla ribalta e come dei grandi attori teatrali lontani da tempo dalla scena, ricevono la standing ovation a fine rappresentazione.
Questo lavoro prende il nome di “Himalaya”.
Non è un album da ascoltare nel traffico o in metro, nella calca, tra la gente che sorride e i piedi che sfrecciano sull’asfalto o sui sanpietrini. “Himalaya” è molto di più.
“Himalaya” è un viaggio che fai dal buio di camera tua fino all’Asia centrale. Quei viaggi che fai di notte, quando tutti dormono e l’etere è libero da ogni possibile contrasto.
“Himalaya” è quel posto dove l’analogico schiaffeggia il digitale, pretendendo posto e richiedendo di poter convivere all’interno della stessa anima.
“Himalaya” è una scalata interiore. Una forma di linguaggio più plumbea del solito che ti cattura, ti costringe ad allacciare la cintura e partire, da solo.
“Himalaya” e il linguaggio, appunto. Una scrittura anomala per il periodo, pregna di reminiscenze letterali di Ronny Gigante. Il brano che spacca in due l’album è sicuramente “Sopravvissuti”. Partendo dall’influenza mai negata del libro “Tabù ““ La vera storia dei sopravvissuti delle Ande”, quello che colpisce è la pienezza di suoni. Sintetizzatori che entrano senza chiedere permesso e fanno a botte con la frase finale del brano.
“Himalaya” è fascino ed eleganza, disperazione e terrore. Tutto ciò che può attrarci lo trovi su quella cima. E ti porta a salire e scendere senza stancarti. Ogni risalita diventa più interessante dell’altra. Come quando esci più volte con una donna e il sesso migliora di volta in volta. Scopri sempre qualcosa di nuovo, qualcosa che stuzzica il tuo interesse.
“Himalaya” è un laconico “Buon anno” sul tramonto del brano che segna il passaggio da esser sopravvissuti a vittima della malvagità della natura che ritorna a punire l’uomo come la tradizione dei manga giapponesi insegna e di cui Gigante ha subito l’influenza.
Questo rapporto con la natura quasi che ricorda Miyazaki. Come nelle battute finali di “Nausicaä della Valle del vento”, dove la protagonista esclama: «”…dobbiamo sopravvivere”… ».