Se non sbaglio gli album degli Yo la tengo sono, escludendo EP e raccolte, diciotto distribuiti per ben trentadue anni di carriera, non male per un gruppo che ha sempre seguito la propria strada senza mai sottostare alle mode correnti, una band quella costituita da Ira Kaplan, Georgia Hubley e James McNew che nel corso di questo lungo lasso di tempo ha cementato intorno a sè un affetto enorme e sempre crescente, difficilmente riscontrabile tra altre band indie così longeve.
Avevamo lasciato il gruppo proveniente dal New Jersey alle prese con cover e nuove versioni di brani autografi contenute in “Stuff like that there”, lavoro risalente a tre anni fa, ora gli autori di “I can hear the heart beating as one” tornano con del materiale completamente nuovo, e lo fanno nel migliore dei modi, regalandoci ben quindici nuove tracce raffinate ed eteree, che contribuiscono a dipingere uno dei migliori affreschi indie rock degli ultimi anni.
I brani contenuti in “There’s a riot going on”sono a tratti impalpabili per quanto sono eterei nel loro incedere quasi onirico, somigliano a fantasmi che attraversano le stanze della memoria per cullare l’ascoltatore tra il sonno e la veglia (“Shortwave”, “Ashes”, What chance have i got”, “Forever”, gli episodi più esplicativi in tal senso). Altrove questi stessi spettri usano il clangore delle catene per ridestarci da questo delicato sogno ad occhi aperti (“For you to”, che credo piacerà molto ai Grizzly Bear), mentre brani dal sapore etnico come”Esportes casual” e “Out of the pool” dimostrano la grande versatilità degli Yo la tengo.
Altre tracce in scaletta come “Here you are”, “Shades of blue”, “She may, she might” ci restituiscono gli YLT a cui siamo più abituati, quelli velvettiani e gentilmente psichedelici, e sono certo che “There’s a riot…” convincerà sia i fans della prima ora che quelli che si avvicinano a questa band solo con questo ultimo lavoro, candidandosi fin da ora ad un posto d’onore nella top ten di fine anno di molti appassionati di musica indipendente.