Quindicesimo album per gli Of Montreal e per realizzare “White Is Relic/Irrealis Mood” l’agitatore/ frontman Kevin Barnes è tornato all’antico, registrando i brani senza l’apporto della band di ventuno elementi che lo segue in tour. Un EP lungo ideato in formazione ridotta (con l’aiuto di Zac Colwell al sassofono, Clayton Rychlik, JoJo Glidewell) e forse per questo Barnes si è scelto come compagni di strada virtuali fior di intellettuali che sono diventati la fonte d’ispirazione primaria per i testi: James Baldwin, Angela Davis, Noam Chomsky, Chris Kraus, Ta-Nehisi Coates, Sophie Calle, Malcolm X oltre alle biografie di illustri colleghi come il compianto Mark E Smith.
L’anima di “White Is Relic/Irrealis Mood” però non è politica ma movimentata, danzereccia, vibrante, con un piede nel presente e uno nel passato, nei remix delle hit da classifica che venivano fatte ad uso e consumo dei club negli anni ottanta. Ogni brano ne racchiude un altro in un gioco di scatole cinesi che Barnes comanda, dirige per quarantadue psichedelici minuti. Ottimista e giocoso come raramente gli è capitato, si diverte a scherzare su argomenti molto seri come la realtà virtuale (da cui si dice ossessionato) mantenendo sempre alto il ritmo con l’unica eccezione della gotica “Writing the Circles/Orgone Tropics” che comunque non sfigura, neppure in un EP come questo che sembra un omaggio a Trevor Horn, al collettivo Art Of Noise e a un’etichetta come la ZTT.
Il percorso di Kevin Barnes ricorda, con le dovute distinzioni sia ben chiaro, quello Merrill Garbus in arte Tune-Yards anche lei autrice nei mesi scorsi di un album (“I Can Feel You Creep Into My Private Life”) capace di unire temi molto diversi, personali e politici, con grande intensità . Gli Of Montreal non sono degli innovatori come la Garbus nè hanno interesse ad esserlo. Il loro è un party non stop, trascinante, a tratti eccessivo, comunque curioso da scoprire.