Trovare un periodo negli ultimi cinquant’anni nel quale la musica emergente italiana ha avuto una visibilità come oggi è complesso, così come il proliferare di artisti in un determinato genere. Alcune città avevano le loro particolarità , i generi prediletti, musicisti che dialogavano tra loro influenzandosi a vicenda: scene locali divenute nazionali nel corso di pochi mesi, ma oggi, complici i social in genere, sembra che la musica esca fuori da ogni dove. Probabilmente c’è un hype troppo invasivo per quanto riguarda la scena itpop (o indie, o italiana, insomma) e poco filtro da parte delle case discografiche. Oggi, dopotutto, basta un canale su YouTube e qualcosa da dire per avere la possibilità di farsi notare. Viene da chiedersi se tra tutto il materiale che esce settimanalmente ci sia qualcosa su cui valga la pena soffermarsi. Tante canzoni sembrano uguali, artisti aziendalisti, tanti paraculi: trovato il format si tuffano alla ricerca di una corsia dove nuotare.
Neanche la bravura diventa una discriminante, il successo di un cantante o di una band si basa in parte sul gusto del pubblico scelto e la capacità di attirare i riflettori su di sè. Chi rimarrà nel tempo, tuttavia, senza diventare una meteora o un meme di un giorno su Facebook, è solo chi riesce ad esprimere con le sue canzoni un ideale, dei valori e la propria personalità arrivando a toccare le coscienze di più persone possibile.
Cantautorato, elettronica quanto basta, melodie pop e un modo di scrivere le canzoni che parte dagli strumenti, queste sono le caratteristiche della nuova vita di CIMINI; già noto per due album usciti con il suo nome e cognome, Federico Cimini.
Si è messo in discussione, ha cambiato molto del suo stile dopo una pausa dai palchi e, seguendo la scia musicale italiana, ha prodotto un album che lo rappresenta, nuovo di sonorità , non paraculo. Anche “Ancora Meglio”, come molti degli album italiani degli ultimi anni, dura una mezz’ora, a quanto pare la soglia massima di attenzione dell’ascoltatore medio.
CIMINI ha avuto il picco di hype quando molti amici e artisti hanno iniziato a condividere fogli con su scritto “La Legge di Murphy è più forte di me”, anticipazione del titolo del primo singolo di “Ancora Meglio”, “La Legge di Murphy”. Coinvolgere prima gli artisti di Garrincha, poi amici ed altri artisti (Brunori Sas, Lo Stato Sociale, Pinguini Tattici Nucleari, Ex-Otago tra gli altri) può sembrare un azzardo, ma le aspettative non hanno deluso. Al pubblico che già lo ascoltava si è aggiunto quello che non lo conosceva, spinto dalla curiosità e dal chiacchiericcio. Per i primi cinque minuti del nuovo corso di Federico è stata giocata la carta del mistero, ironizzando su questa pratica sin troppo abusata ultimamente; bastava cercare CIMINI per arrivare subito a Federico, lo stesso che qualche anno fa ha pensato di lasciare la musica. Incertezze, dubbi e una chiacchierata con il compaesano Dario Brunori per cercare una strada sicura. Aiuto che è arrivato dal team Garrincha Dischi e un po’ da tutta Bologna, terra di adozione di tutta una leva cantautorale italiana, Calcutta in primis: proprio lui, Edoardo, ha messo lo zampino sulle parti vocali di alcuni brani, indirizzando sul giusto mood il cantautore calabrese.
“Ancora Meglio” è un album dichiaratamente pop, per chiunque si riconosca nei testi, per una generazione sempre alla ricerca di un qualcosa, a metà tra il lasciarsi andare e il correre freneticamente in cerca di qualcosa ( «Soffro l’ansia di volere tutto, senza accontentarmi mai » (“Una casa sulla luna”)). Finalmente l’amore tanto (de)cantato dalle nuove leve cantautorali dell’ultimo biennio prende una piccola parte dell’album di CIMINI, dove solo “Spotless” prende quella direzione.
Se “La Legge di Murphy” è l’inno di un’età sfigata, dove «Tutti sono migliori di te, sono tutti migliori di me» e dove ancora non «ho ancora capito qual è il posto migliore per me», “Un’altra possibilità ” è uno sguardo (triste) alla nostra società , nella speranza di un’altra possibilità «Più casa, meno chiesa, meno muri, meno cure. Più bar e meno case dove bere più sicuri. L’etica rovina in parte questa società . Sarà che noi ci abbiamo già provato e abbiamo perso, ma io spero che ci sia un’altra possibilità ».
“Sabato sera” e “Un’estate così” sono a metà tra Calcutta e Brunori Sas, ma ciò non pesa a CIMINI, conscio che si tratta di amici che stima e con l’idea che l’ispirazione tutti la prendono da qualcuno o da qualcosa. «I pregiudizi fanno male», come canta in “Fare tardi”, uno dei brani più riusciti dell’album che unisce tastiere sintetiche, riff orecchiabili e un testo dritto e sincero ( «Preferisci fare dischi o regalarli come quando restavamo solo in due»).
CIMINI si fa nuovo, riordina idee, armadio, strumenti, canto e linguaggio trovando spunti maturi come in “Vivere non mi basta”, ispirato a “I Tenenbaum”, film del 2001 diretto da Wes Anderson. Un album che fa ben sperare e un artista semplice, non costruito, con i piedi per terra, consapevole che l’hype dopo poco sfuma e lascia spazio al contenuto, che in questo caso c’è.