Nove fotografie di un lasso di tempo definito, dove chi compone questi brani lascia scivolare via ogni tipo di maschera, ogni tipo di indumento, si mette a nudo con la schiena contro il muro, pronto ad essere giudicato, così come un tempo si faceva con i soldati nemici durante la guerra.
Bonetti oggi è questo.
Un soldato che ha deciso volontariamente di consegnarsi al suo uditorio, un bagno di emozioni dal quale è difficile sottrarsi. Ci si lascia travolgere, come quando d’estate si cerca il temporale per rinfrescarci.
Bonetti è capace, con “Dopo la Guerra”, di reinventarsi dopo gli episodi che hanno contraddistinto l’uscita di quest’album fotografico celato dalla sua musica. Conflitti interiori causati dalla fine di una storia d’amore e dall’allontanamento dal posto di lavoro sfociano in nuove possibilità , esperienze da vivere e farsi scorrere davanti grazie a questo fiume di parole, un flusso di coscienza di chi è consapevole di lasciarsi molto alle spalle e di poter aver ancora qualcosa dalla vita.
In “Dopo la guerra” non si scorge rabbia ma uno stato di leggerezza che disarma. Sembra un paradosso.
Bonetti si arma di canzoni e ci affronta. Noi dinanzi alle sue armi ci disarmiamo.
I suoni bene si incastrano tra loro, il synth scivola come un pennello sulla tela, portando con sè movimenti elettro-acustici che risultano molto gradevoli all’ascolto. Gli arrangiamenti risultano essere essenziali, non disturbano affatto l’ascolto.
Non mancano delle perle all’interno di “Dopo la guerra”.
“Correre forte” e “Cosa mettono nei muri” difficilmente lasciano il tempo di distrarsi.
Ti catturano e non mollano la presa.
“Ma tu non vuoi veder la bellezza, tu prendi le sconfitte e te ne fai una fortezza” risulta essere la frase iniziale di un inno all’autodifesa, al rendersi immuni agli altri.
Così come “ma il cuore è una periferia silenziosa, è una mano che mi tira perchè vuole ancora qualcosa” dona quella sensazione di rinascita dopo la morte di un amore.
La voglia di pretendere ancora di amare, senza aver paura di restarci male.
Bonetti propone anche una ballad, “E’ guerra”, che pietrifica per la sua dolcezza.
“Son cambiate le nostre geografie, spostate le abitudini, ora siamo soldati armati di nulla a difendere le nostre solitudini” è la sintesi perfetta di una sconfitta da incassare, da metabolizzare e da usare per rimettersi in careggiata.
L’ascolto di “Dopo la guerra” fa bene al cuore.
è consigliato a coloro i quali hanno cicatrici aperte e vogliono guarire, a chi è consapevole di essere caduto ma ha voglia di rialzarsi.
Bonetti torna sulla scena dopo “Camper” e lo fa così, senza chiedere permesso e pretendendo di essere ascoltato. Punta il suo fucile a forma di “Dopo la guerra” e spara nove colpi. Non resta che farci uccidere e godere della nostra stessa morte.