La necessità di cambiare, di adattarsi ai problemi e a reinventarsi, ritrovarsi bloccati a letto solo con la musica a compensare tutto ciò che mancava intorno. Luca De Santis, SUVARI, ha superato le difficoltà di una malattia che lo ha costretto a letto per un periodo confezionando un album totalmente diverso da ciò che è stato precedentemente, Tv Glue e LAGS. Dal punk rock, garage passiamo all’indie pop elettronico: una rivoluzione. Il risultato è “Prove per un incendio”: nove canzoni attuali, in italiano, dichiaratamente pop.
L’album è stato composto quasi interamente al computer, ma grazie alle esperienze maturate facendo parte di band vere e proprie, Luca dimostra una maturità compositiva e una consapevolezza importante sul ruolo di ogni strumento, cosa non scontata. Il rischio di affidarsi “alle macchine” è che il risultato diventi piatto, un amalgama dal quale non esca niente. Luca è stato molto attento a non sbracarsi troppo e a non affidarsi incondizionatamente al linguaggio binario.
Cresciuto a post punk, new wave e anni Ottanta, con il progetto SUVARI le influenze sono meno marcate, ma ritornano nei ritmi martellanti e nel timbro (“Da Qui” tra le altre, che mostra la linea di basso in evidenza). Immettendosi nella scena italiana viene naturale il confronto con il “punk electro-pop(de)ICani” de “Il sorprendente album d’esordio de I Cani”, dal quale “Prove per un incendio” ne riprende molto il sound. C’è anche l’Inghilterra, quella synth, che emerge in “Formiche” e “Per Lasciarsi Trasportare”.
La maturità e l’originalità di Luca De Santis risiede anche negli spunti dai quali attinge per scrivere i testi: il Caos di “Riprendiamoci il Caos” ripreso dallo scrittore Dave Eggers e da Watchman, fumetto e film con la celebre frase “Sei tu, solamente tu, che emergi. Riuscire a distillare, una forma, così specifica, da tutto quel Caos è come trasformare l’aria in oro. Un miracolo. Quindi mi sbagliavo. Asciugati le lacrime e torniamo a casa”; “Madeleine” riprende il tema del ricordo del passato che torna alla mente attraverso sapori e odori tratto da Proust, mentre “Da Qui” prende spunto da un libro di Shalom Auslander.
“Prove per un incendio” è fresco, ritmico, riesce a trasmettere carica (“Punto Omega”) e hit estive (“Cosmonauta”). L’unico appunto è su “Per quel che vale” che si inserisce a metà tra Ex-Otago e Calcutta, soprattutto nella seconda parte dove la voce viene doppiata un’ottava più alta e la voce è scazzata e sofferta.
Il progetto SUVARI è una sorpresa, sofferta per chi conosceva altri contesti, piacevole per chi cerca qualcosa di nuovo nella realtà italiana. Pur cambiando generi, strumenti, approccio, la musica di Luca funziona, parla di lui e lo fa guardando sempre avanti con la voglia di mettersi in discussione