di Marco Ciardelli
Esiste un luogo in Nord Carolina dove i Pink Floyd, gli Oasis, Neil Young, Bob Dylan, i Ramones e Beck si incontrano”…questo luogo e’ Jacksonville, e piu’ precisamente la chitarra di Ryan Adams.
Di Ryan Adams la musica alternativa in Europa ha smesso di usare le prime pagine da qualche anno, chissa poi perche’? Quando a fine millennio scorso, giovanissimo, Ryan Adams invento’ l’alternative country sembrava che la stampa mondiale avesse trovato il nuovo “fenomeno” che avrebbe dato linfa ai gossip conflittuali dello show biz musicale planetario. Questo effetto duro’ solo qualche hanno, giusto il tempo per Ryan di uscire dal “tunnel” della droga, diventare una pop star mondiale e ritagliarsi il suo dignitoso angolo nella storia del Rock americano e non solo.
Quando IFB mi ha chiesto di evidenziare i suoi “10 pezzi piu’ belli” ho pensato subito che si aspettase troppo, poi, ho raccolto la sfida e comunicato che non solo avrei estrapolato dieci pezzi dal mare di composizioni dell’artista ecclettico per eccellenza, ma ne avrei fatto pure una classifica. Eccola…
10. COME PICK ME UP
2000, da “Heartbreaker”
Estratto dal suo primo album solista “Hearthbreaker” da l’imput a tutti che Ryan e’ un songwriter di classe pura. Appena uscito dai Whyskytown con i quali ha lanciato il mercato dell’alternative country, comincia a comporre confrontandosi con mostri del rock quali Dylan e Neil Young. La voce e’ quella di un uomo che ha gia’ trovato la chiave per comunicare al mondo l’infinita dote nel raccontare l’amore, la vita ed i suoi lutti con suoni duri, romantici e pieni di artistica speranza.
9. WONDERWALL
2004, da “Love Is Hell”
Quando ancora la fratellanza tra le band planetarie non era ancora una realta’ Ryan Adams, nel 2003, con uno dei suoi album capolavoro “Love Is Hell” (ed ancora sotto l’effetto di sostanze psicoattive) decideva di sbarazzarsi dell’esplosione nucleare di gossip che lo avevano avvolto in soli tre anni di carriera solista, a proposito della sua furbizia nell’utilizzare i suoi idoli sonori per comporre le atmosfere surreali delle sue canzoni, ed esce con due album apparentemente agli opposti.
Con riverberi banali, sinth su melodie acustiche ed una voce che letteralmente si rialza a fatica estrae da un capolavoro, cogliendo tra le sue sfumature, un ulteriore capolavoro, tanto che Noel Gallagher dichiaro’ che preferiva la versione di “Wonderwall” di Ryan.
8. NEW YORK NEW YORK
2001, da “Gold”
Tutti gli artisti piu’ grandi si cimentano prima o dopo sullo scrivere un pezzo su New York. Ryan Adams comincia presto e nell’album “Gold” fa subito gol. “New York New York” e’ un inno giovanile, innamorato della vita, di quel ponte tra le civilta’ che rappresenta la grande mela. Un inno perfetto per tutti i palati, da quelli underground a quelli piu’ chic.
Con questa canzone Ryan conquista il pianeta, tra serie tv, pubblicità e classifiche, ed il fatto che il suo video clip sia stato girato quattro giorni prima dell’apocalisse dell 11/9, e che come sfondo nelle immagini di questo video il World Trade Center ne sia il protagonista, e’ un puro corollario.
7. WHEN THE STARS GO BLUE
2001, da “Gold”
Nello stesso anno di “Love Is Hell”, il 2003, Ryan e’ tirato per la giacchetta dalla critica e dal pubblico che evidentemente soffre di isterismo visto che non riesce ancora ad inquadrarlo in toto.
Molti lo accusano di essere troppo oscuro e poco commerciale e altri addirittura troppo pop.
Lui senza paura oltre a “Love Is Hell” fa uscire” Gold”, un album che strizza l’occhio a tutti, in modo che queste forze in collisione lo possano spingere ancora più brillantemente nel firmamento delle star geniali.
“When The Stars go Blue” è una ballata con un’anima che traspira in ogni cellula il desiderio di essere amati. Amati di quell’amore che solo un artista della sua classe, affondato nei vortici delle difficoltà di relazionarsi ad un amore idealizzato può lasciare trasparire.
La tradizione è quella delle ballate country più classiche ma Ryan aggiunge benzina rock al fuoco di questa supplica d’amore. Il mix e’ una canzone, che impressiona l’intero mondo musicale. Le cover tra gli artisti mondiali su questo capolavoro si sprecherranno non arrivando mai comunque alla sublime versione originale neppure, forse, quando a cantarla insieme sono Bono Vox ed i Corrs.
6. FIX
2008, da “Cardinology”
Nel 2006 Ryan Adams esce dalla fossa della droga, con un grande aiuto della sua donna di allora che soffre sanguinando di nascosto per lui, e scrive “Fix It”. Torna ad incidere con i The Cardinals, la sua country band e nell’album “Cardinology” torna alla fonte delle sue radici country rock che tanto lo hanno cullato ad inizio carriera.
Il pezzo è uno straordinario sguardo sonoro, sobrio e lucido nella vita di un tossicodipendente. Neanche tre minuti di esercizio tra il blues, il country ed il rock, uno squarcio nella vita di un artista che smette di buttare via se stesso ed il dono più importante della vita; la vita stessa. La voce e’ aspra tra reef che tagliano crude la telecaster. Ryan si è levato le lenti-sipario della droga ed è uscito a suonare con la sua band in una festa di provincia tra i cow boys al tramonto.
5. BROKEN EYES
2014, da “1984”
Tra gli idoli di Ryan ci sono sempre stati i Ramones e nel 2014 decide di replicare lo scherzo di qualche anno prima e pubblica tre album. Niente di strano per Ryan Adams se non fosse che un intero album è interamente ispirato al punk rock.
Insegue si, i suoi Ramones ma con dei riverberi e delays alla voce che molto derivano dalla tradizione neo wave dark (BRMC per intenderci). Una carica di 74 secondi; una scossa catartica alla sua storia country, rock, hip hop, sinfonica, che come da una centrifuga di una lavatrice lo fa uscire fresco e lucidato pronto ad una carriera futura sempre meno catalogabile per “generi”.
Ryan Adams è un unico. Punto.
4. LET IT BURN
2017, da “Prisoners”
La più recente tra le qui citate. Da “Prisoner” del 2017 questo estratto che riprende il tiro tra riverberi molto Cure anni ’80 e una batteria appena sincopata alla Police ma incalzante che rincorre gli accordi che scivolano come ruote di una Mustang su un’ highway deserta. Il mood generale è un po’ quello del capolavoro di “Love Is Hell” del 2003 ma da allora il mondo è cambiato infinite volte e lui lo sa, rende il prodotto molto più professionale, più pulito, limpido, radiofonico, se volete, ma senza intaccare un attimo la firma in basso a destra della tela di una canzone che potrebbe accompagnare 100 pubblicità o cento scene di un road movie. Ryan è un diners illuminato a giorno di notte in una autostrada senza illuminazione ne stazioni di servizio; un quadro di Edward Hopper che e’ stato ritrovato in un Cheap Motel.
3. DEAR CHICAGO
2002, da “Demolition”
Per il primo gradino del podio torniamo indietro al 2002 con l’album “Demolition” nel quale Ryan, al suo terzo anno da solista, ha l’anima artistica trepidante di uscire alla luce del sole. In questa composizione Ryan prende la chitarra acustica per telefonare ad una donna che non sa come lasciare andare insieme alla su arelazione tossica.
Lui non parla alla donna, ma parla alla città che li ha fatti incontrare, nella quale si sono innamorati nel gelo dei sorrisi negati ad un cuore vibrante del sud…
Le luci di New York sono distanti mentre lui esausto dai conflitti concorda nella parole di lei che lo vogliono morente tra solitudini e tristezze. Le stesse tristezze e solitudini che gli danno la forza per raccogliere la custodia della chitarra, abbandonare le idee suicide e ammettere con una drammatica banalità “I’m falling out of love with you“. è salvo.
2. THE SHADOWLANDS
2004, da “Love Is Hell”
L’album “Love Is Hell” del 2003 è forse ad oggi il più grande capolavoro di Ryan Adams. In “Shadowlands” egli, nel buio straziante di una perdita, cerca una soluzione scientifica a tanto dolore.
La chitarra elettrica ed il piano sono sole nella stessa stanza. Il piano implora al padre eterno di fare piovere.. Di piovere quell’unica acqua che può lavare via il dolore impossibile di una perdita di una persona cara. L’artista Ryan Adams cerca una soluzione a tutto questo dolore, la cerca ma non la trova. Allora gli accordi come se fossero consapevoli della loro impotenza si aprono a bracciate ampie mentre lui imbracciandola per il guitar solo ammette la miseria della condizione umana, senza la speranza,
“Most people never find the love… Most people never find the love“.
Il solo finale e’ un quadro del Canaletto suonato con il flanger aperto che neppure David Gilmour mai avrebbe sognato potesse esistere.
1. LA CIENEGA JUST SMILE
2001, da “Gold”
Se tu nasci a Jacksonville nel Nord Carolina hai la tradizione sudista nel sangue ma sopratutto nasci a contatto con i nativi Americani. Se sei una persona sensibile come Ryan Adams li vedi camminare nelle tue stesse strade da bianco e ne sei affascinato, ne sei attratto dalla loro umilta’ e dall’umiliata e dignitosa bellezza. Se tu fai “l’errore” di innamorati di una meravigliosa donna nativa, sapendo di andare contro la forza gravitazionale del sistema delle relazioni planetarie e hai una splendida storia d’amore con cotanta visione arcaica, beh, sei destinato alla sofferenza e alla colpa di non poterla mai amare in un mondo che reale non sarà mai.
Se poi sei un giovane Ryan Adams a vivere ciò non puoi che infilare la chitarra e scrivere un capolavoro che provi ad ingessarti l’anima ed il corpo. Tre accordi, un low tempo, un batteria che accennata il quarto picchiando sul bordo del rullante. Le parole raccontano attimi di amore degni della grande letteratura Americana del ‘900. Racconta questo con una voce dolce tanto che si sente la dolcezza di un cuore spezzato che sale in gola, mentre prima di accendere il compressore per il solo finale ammetti il tuo angolo di eterno quando vedi lei, dignitosa, degna del paradiso, che si volta è dice “Ci si vede in giro“
“La ciniega just smiles..’ I’ll see you around’… “