Attiviamo il radar e scandagliamo in profondità un universo musicale sommerso. Ogni settimana vi racconteremo una band o un artista “‘nascosto’ che secondo noi merita il vostro ascolto. Noi mettiamo gli strumenti, voi orecchie e voglia di scoperta, che l’esplorazione abbia inizio (e mai una fine)…
Non è , la prima volta che, parlando di shoegaze, andiamo a fare un giro musicale in Giappone. Oggi i nostri riflettori si accendono sui Collapse, formazione che vede protagonisti Shoko, Kohei, Satoru e Tsubasa (anche se ora si parla di un nuovo chitarrista chiamato Kazuhiro), che spinge il piede del gas sul versante chitarristico più sonico e rumoroso.
Il primo assaggio omonimo dei nostri giapponesi risale al febbraio 2016, con un EP di 4 brani. “Syrup” è bella tosta, la batteria picchia con gusto ma la voce femminile è assolutamente incantevole e cristallina, mentre a tratti si sfiorano soluzioni quasi metal. “Yellow” è gentile e arpeggiata, ma poi il mare si fa minaccioso e agitato, fino a rombare nel finale. “RIP” richiama subito le chitarre classiche dei MBV, mentre ancora la batteria picchia come se ci trovassimo di fronte a un gruppo hardcore, poi ecco che nella parte centrale si apre un raggio di sole, prima che le nuvole soniche e distorte ritornino a coprire il cielo.
Nel gennaio 2017 ecco la doppietta “Curse” / “Drop”, con la prima canzone che parte classica, con questo guitar-rock dall’anima puramente shoegaze e la voce che emerge flebile fra le chitarre. Nel finale ecco una bomba sonora, con un vento distorto che ci colpisce e la batteria che parte ai 100 all’ora. La prima metà di “Drop” è sogno dark, con sussurri tra gli arpeggi, ma poi ecco il fragore in agguato che ci assale e la band entra in tutta la sua potenza rabbiosa.
Passa un anno, gennaio 2018, ed ecco il nuovo EP della formazione, ovvero “Delirium Poetry”.”Meadow” è ottima apertura, ricca di suggestioni e con questa trama avvolgente, mentre già da “Pray” ecco che i toni si alzano e la band mostra sempre il suo lato ritmico più pulsante e variegato, con questa parte centrale in cui i toni si abbassano e basso e batteria tengono viva la canzone, dialogando fra di loro, prima che le chitarre arrivino per portarci in un mondo caro ai MBV. “Serenade” è vicina a pulsioni alla Cocteau Twins ed è, a nostro avviso, una delle migliori composizioni della band giapponese, ricca di fascino e di passaggi carezzevoli e notturni che poi trovano la consueta catarsi sonora. Ottima anche “Tokyo” con questo toccante assolo che emerge dal fragore di un vento shoegaze non smette di soffiarci addosso. Siamo in territori molto Slowdive, con la band che sembra aver perso quei piccoli punti di contatto che aveva con il metal.
L’ultimo brano offerto dal gruppo, proprio in questi giorni, è la magnifica “Birthlight”, ancora segnata come demo. Anche in questo brano ci si avvicina alla poetica sonora degli Slowdive, mentre la melodia emerge soave e carezzevole, accentuata da un suono di tastiera che per un attimo mi ha fatto venire in mente il flauto dei Blind Mr. Jones.
Attendiamo il disco d’esordio a questo punto!!