I Broken Records sono tornati a fine marzo con un nuovo album a quattro anni di distanza dal precedente “Weights & Pulleys”: registrato ai Tape Studios di Edimburgo da Stephen Watkins, Jo Main e Greg Macauley, “What We Might Know” è il quarto lavoro sulla lunga distanza per gli scozzesi ed è stato pubblicato dalla J Sharp Records, l’etichetta di proprietà  della band.

Rispetto al sound che avevamo amato nelle fatiche precedenti, sin da un primo ascolto “What We Might Know” sembra meno decorato e orchestrale o intimo, ma predilige lasciare spazio al classic-rock. Non è un caso che da più parti sia stato scritto il nome di Bruce Springsteen.

Già  la prima canzone del disco, “They Won’t Ever Leave Us Alone” ha il sapore delle migliori cose del Boss: la passione, gli ottimi cori, il piano, la velocità  elevata, i fiati e ovviamente quella grande voglia di rimanere ben impressa nella mente di chi ascolta.

“Perfect Hollow Love” ha un non so che di New Order, sebbene i maestosi cori e la brass section siano ancora perfettamente springsteeniani; “Anytime”, invece, è un brano lento e dai bei sentimenti che torna verso le radici folk dei Broken Records, rimanendo comunque molto semplice e altrettanto piacevole, mentre “When All Of This Is Done” fa un intelligente uso dei synth, prima di lasciare spazio a qualcosa di più tradizionale.

Con “What We Might Know” la band di Edimburgo ha creato un altro buon album, che, pur senza reinventare la ruota, è comunque un lavoro solido, diretto e pieno di passione (cortesia della voce del frontman Jamie Sutherland): l’ascolto è consigliato.