E’ dolce, è poetico, è toccante.
Ancora una volta, Donovan Woods non sbaglia il colpo, e con “Both Ways” sforna un album morbido e romantico, drappeggiato su corde di chitarra e una voce rotta e sussurrata.
Già dal primo brano “If I Was A Good Lover”, Donovan ci culla su piccoli tappeti d’archi e smantella le nostre resistenze emotive.
Una malinconia dolce e gentile che prosegue nelle altre 11 tracce, che scorrono via leggere raccontando le diverse sfaccettature dell’amore (e non solo). Dalle problematiche matrimoniali di “Another Way”, alla complessità dell’innamorarsi del proprio migliore amico/a di ” Burn That Bridge”.
La densità musicale aumenta con “Truck Full Of Money”, i cui slanci a tratti rock che si spengono nella quiete successiva di “Our Friend Bobby”, dove si ritorna all’origine primordiale della poetica e della sonorità di Woods.
E si prosegue in un susseguirsi di filosofiche confessioni di sentimento e vita vissuta, tra il tocco folk di ” I Live A Little Lie” e il sound Eighties del synth di “Easy Street”, il banjo di “I Don’t Belong To You” fino ad atterrare nell’ultima splendida “Next Year”.
Donovan canta e ci trascina nel Canada verde e riflessivo, silenzioso ma pieno di parole ed emozioni. Fosse nato in America, sarebbe una superstar del cantautorato (non vogliamo scomodare nomi come Bruce Springsteen delle origini, Cohen, o Sufjan Stevens ma, ecco, si potrebbe tranquillamente fare).
Ma non è quello che cerca, e ce ne innamoriamo ogni disco di più anche per quello.
“Both Ways” è un inno a un cantautorato sempreverde, immaginifico e magnificente nella sua piccolezza. Una galleria di piccoli e preziosi quadri, onesti e magnificamente illuminati.