Che cos’è un istinto?
Quanto ha a che vedere con la nostra adolescenza e il sentirsi giovani il potersi rinchiudere dentro un club, senza tappi alle orecchie, e ascoltare quattro giovani che come dei forsennati diventano lucidi di sudore?
L’istinto di ricercare sempre la forza e lo slancio tra quel che rimane del rock è forte e gli Endrigo con il loro primo vero disco incarnano molto bene quella che per me rimane una ricerca esistenziale e tante volte dolorosa.
La musica della band è pura cenere viva di tutto ciò che rimane del rock e della sua indipendenza.
“Giovani Leoni” però è capace di essere una bellissima araba fenice di un genere, un movimento, una sonorità , troppe volte data per morto, ma che fondamentalmente è spesso capace di innovarsi.
Gli Endrigo hanno fatto un disco pieno di idee, rivalsa e forza. Un lavoro del genere è una profonda alternativa da sventolare ai quattro venti della scena italiana.
Pezzi come “Transenna”, “Il ritorno dello Jedi” o “Giovanni Lindo Ferretti Vs L’universo”, rendono difficile raccontare il disco in un modo oggettivo o perlomeno professionale, infatti vedere sulla cover quel bambino con l’occhiale da Harry Potter, vero simbolo della mia generazione, è un colpo al petto e la scarica di potenza della band bresciana si concentra esattamente lì, sul cuore.
Gli Endrigo sono la band da consigliare ad un amico, ad un fratellino smarrito nelle trap.
Il valore aggiunto di questo album è in valori antichi come tour infiniti, magliette stampate alla buona e locali.
Su di loro calza perfettamente la frase di William Faulkner che ha detto: “Il passato non è mai morto, non è proprio passato“. Gli Endrigo sono allo stesso intepreti di tradizioni profonde e innovatori sfacciati.
La band, pur lavorando con dei riferimenti molto chiari al rock italiano anni 90 e dei primi “’00, riesce a mescolare molto bene tutte le carte in tavola creando un suono che non è mai citazionista o che pericolosamente ricorda un gruppo piuttosto che un altro.
Un disco come “Giovani Leoni” può essere pedagogico per tutta la scena musicale italiana. Si focalizza proprio su ciò che va riscoperto, da molti, ovvero quel desiderio di andare verso terre musicali inesplorate o almeno assolutamente personali.
“Everything on the surface of the world is so chaotic right now, so there’s a desire to access a place that’s more uncharted” ha scritto Melissa Broder che ha centrato esattamente il punto: bisogna riappropriarsi della curiosità , proprio quella che spinge fuori dal recinto dei soliti ascolti.
Allora quale occasione migliore di entrare in un locale, in un club o in un capanno e trovare un gruppo come gli Endrigo?