Prima e subito dopo l’uscita del primo album omonimo nel 2016, l’hype intorno alla band proveniente da Stockport era già altissimo, fomentato dalla critica specie d’oltremanica ma anche nostrana. Al contempo, motivetti ruffiani, duetti à -la Bee Hive, look da rockstar trasandata/dannata e struggenti liriche da male d’amore che i Backstreet Boys in confronto sono Serge Gainsbourg, etichetta Virgin, endorsement BBC, interviste ad NME, James Skelly dei The Coral come produttore, apertura dei concerti dei Stone Roses e Noel Gallagher, partecipazione a Glastonbury e Coachella, prima posizione nella UK chart, facevano pensare più ad un progetto commerciale condannato a vincere che ad un veritiero spessore artistico.
Questo nuovo lavoro non potrà che confermare tout court l’opinione, positiva o negativa, che ognuno si è fatto su di loro.
Synth-pop glitterato, melodie e testi ingenui ed easy listening, un basso più marcato rispetto al primo lavoro che ricorda tanto i The Killers degli albori, revival 80’s da Blondie depotenziati e Billy Idol senza garra, la nuova uscita dei Blossoms si fa ascoltare senza particolari patemi: se siete in cerca di un prodotto mainstream a più non posso, eccovi l’album perfetto; se approcciate (anche) questo secondo atto con la speranza di essere al cospetto dei nuovi gonfalonieri dell’indie rock sventolanti vessillo albionico, ciao core.
Ad Maiora.