Gli Iceage non mi hanno mai fatto impazzire più di tanto, si, ok hanno fatto degli ottimi album ma, per i miei gusti, non li ho mai reputati “il top”, anche se, con “Beyondless”, il nuovo album dei ragazzacci danesi, ho rivalutato e aggiornato il mio giudizio.
Partiamo dalla base, ovvero dai precedenti album, il salto generazionale si sente ed è notevole, ormai non si parla più di post-punk sporco e crudo, ma di un mix di musica che resta vibrante e potente, ma assorbe anche visioni orchestrali e folk, con un pizzico di art punk, che non ci sta mai male. Questo “esperimento” svecchia il sound della band, portando canzoni come “Take it All” al mio più totale apprezzamento, oppure “Showtime”, (con un sax gradevolissimo) che ricorda vagamente un pezzo dei Radiohead mixato con qualcosa da saloon del vecchi film sul West, quelli degli anni ’50/’60.
Ma non tutte le ciambelle vengono col buco, secondo me la pecca più grave è ancora la voce di Elias Bender Rønnenfelt: la trovo estremamente ripetitiva, cosa che già notavo in passato. La cosa, diciamolo, è giusto l’unico appunto che gli si può fare, essendo comunque lui davvero istrionico e carismatico. Mi si dirà che, naturalmente, col genere ci può stare, anche altre band hanno questo modo di cantare che, nel post-punk moderno, trova il suo perchè, ma, nell’ottica di un cambiamento e di una sensibilità più art-punk ecco che che su questo versante non c’è stato il passo in avanti e, sinceramente, mi sarei aspettato qualcosa di più.
Comunque tranquilli, nella sua interezza, “Beyondless” è un album che ho saputo apprezzare e godere in pieno, non stufa, è comunque carico e vitale ma con sfumature maggiori rispetto al passato ed è un ulteriore passo in avanti per gli Iceage, che, a questo punto, sarei curioso di vedere live, per capire quali saranno le differenze tra album e spettacolo dal vivo.