I milanesi In Her Eye fanno parte di quella scena musicale tutta Italiana e ribattezzata Italogaze, che è riuscita a conquistarsi nel tempo una solida credibilità internazionale anche grazie al contributo di gruppi come Be Forest, Stella Diana, Clustersun e Rev Rev Rev. Un insieme di band riunite nel Mutiny Collective che, grazie ad un solido spirito di squadra, hanno portato il bel paese ad essere visto un punto di riferimento importante per lo Shoegaze dei nostri tempi.
Attivi ormai dal 2007, gli In Her Eye nascono da un’idea di Aldo Bernuzzi, Giuseppe Galotti e Stefano Schiavella,tre fortemente appassionati e ispirati dalla scena New Wave anni ’80 che cercano di fondere contaminazioni Noise, Shoegaze,Indie, assieme a solide sonorità Rock. “Anywhere Out Of The World” del 2007 e l’ep “Borderline” del 2014 , ovvero i primi due lavori della band, fanno davvero capire le potenzialità della band che non si risparmia nell’articolare le sonorità in un trittico di Alternative piacevolmente e senza mai cadere nel banale.
E non è un caso se questo nuovo lavoro del 2018 auto prodotto si intitola “Change”. Un cambiamento influenzato da esperienze di vita, rinascite, relazioni, ma anche dall’entrata in gioco di Raffaele Bocchetti, già sapiente chitarra degli Stella Diana che rielabora e arricchisce il sound in generale degli In Her Eye, ora ufficialmente in quattro elementi.
L’album è un classico esempio di cosa le nostre band siano capaci. Echi scomposti ma allo stesso tempo così essenziali stuzzicano le nostre emozioni dall’inizio alla fine del disco mentre cori e linee vocali aggraziate disegnano uno scenario Dream Pop dalle facili lacrime. In questo disco i ragazzi si avvalgono anche della collaborazione di Chiara Ciancaglini dei The Mystic Mornig e devo dire che la scelta è proprio azzeccata per conferire al sound qualcosa di ulteriormente diverso e particolare.
Sarò sincero, ho sempre apprezzato gli arrangiamenti di questa band che, a mio avviso, vanta una parte ritmica accattivante e di tutto rispetto, sicuramente punto di forza in un genere come questo. Chitarre presenti, Chorus impastanti per veri sognatori (come il sottoscritto), un pizzico di nostalgia benigna e gli in Her Eye riescono a tessere una salda ragnatela che intrappola l’ascoltatore.
Insomma Change è un cambiamento continuo che riesce a raggiungere punte psichedeliche e altre quasi pop, ma non c’è da avere paura o esserne timorosi, bisogna solo chiudere gli occhi e lasciarsi andare per gustarsi un album veramente ben fatto.
Che bello avere band del genere nel nostro paese, vorrei esultare.