Quando si pensa ai Brian Jonestown Massacre, si deve giocoforza pensare al suo leader carismatico, eccentrico ed istrionico: Anton Newcombe.
in 25 anni di prolifica produzione, Newcombe è emerso come antieroe per eccellenza del rock, cavallo di razza dall’animo turbolento e dalla produzione altrettanto mutevole, ma sempre fedele a se stessa anche nei suoi lavori più sperimentali.
Questo album (il primo di due promessi per questo 2018) riporta il suono della band su canali più ordinari, sempre notturni e sempre underground, dalle atmosfere più rarefatte, lo-fi, cupe, crude e -ovviamente- spietate, ma che beve a piene mani da decenni di tradizione rock tanto cara ai fan ed allo stesso Newcombe.
L’incalzante “Hold That Thought” ha respiro Springsteeniano, “Animal Wisdom” sembra creata con l’angelo di Jeff Buckley in attento monitoraggio, “Psychic Lips” ha connotati più british ( e sembra la cugina cattiva di “Sally Cinnamon” degli Stone Roses), “Skin and Bones” riporta i toni su binari più shoegaze e pysch ( e Ride).
Segue un pervaso ed epidemico sentimento noise, spezzato ed arricchito da incisivi chords di chitarra ed ariosi colpi sui cymbals, il tutto in un contesto da anime perse e disagiate, tratto distintivo dei lavori più amati del gruppo ( e dell’animo dello one-man-band, diciamocelo), per chiudere con la lunga “Silent Stream”: psych, esotica ed esoterica, a disegnare uno scenario da traghetto Dantesco verso ed in attesa del prossimo pezzo del puzzle.
Un lavoro dal taglio onesto e formale, ad inchiostro scuro, che non sposta gli equilibri sulla valutazione del gruppo e della sua produzione ultra ventennale, ma che non potrà non essere tassello gradito per le orecchie degli adepti quanto degli amanti di queste atmosfere.