Arthur Buck, un nome per due. Joseph Arthur, che oltre a essere un cantautore di razza è anche artista e pittore, e Peter Buck, storica chitarra degli R.E.M, hanno scelto di chiamarla così la loro prima collaborazione ufficiale. In realtà i due si conoscono da tempo: Joseph Arthur apriva i concerti della band di Athens ad inizio millennio quando era ancora poco conosciuto; Peter Buck ha partecipato a vari progetti paralleli creati da Arthur negli anni. Galeotto, nella nascita di questo disco, è stato il Messico dove Peter Buck organizza un festival (il Todos Santos Music Festival) e l’anno scorso tra gli artisti invitati a suonare c’era appunto Joseph Arthur.
Sono nate in fretta le undici canzoni di “Arthur Buck”, otto in appena tre giorni, il quarto e il quinto giorno Arthur & Buck sono saliti sul palco. Una collaborazione spontanea, in cui non c’è veramente nulla di opportunistico ma solo il piacere di far musica insieme senza aspettative nè grandi progetti. Peter Buck imbraccia spesso la chitarra acustica per accompagnare i testi di Joseph Arthur e sembra ben contento di far dal spalla all’amico (e che spalla). “I Am The Moment”, con quegli accordi appena accennati proprio all’inizio del pezzo che strizzano l’occhio a “Losing My Religion”, in altre mani non sarebbe stata altro che una canzone pop invece dopo la cura del duo Arthur & Buck va oltre l’essere semplicemente orecchiabile (anche se non fischiettarla è difficile).
“The Wanderer” sembra un omaggio a Bowie e Peter Buck torna a prendere in mano la chitarra elettrica esibendosi in arpeggi quasi blues mentre “Summertime”, un minuto solo piano e voce, gioca col gospel. Visto il calibro dei personaggi coinvolti non potevano mancare un paio di canzoni politiche. In “American Century” e “Wide Awake In November” però il tema della crisi del sogno americano viene trattato con leggerezza, senza drammatizzare.
Eccola la parola chiave di “Arthur Buck”: leggerezza. Si sente nei testi, nei ritornelli, nella voce di Joseph Arthur soprattutto quando intona quel “Listen stop thinking” in “Forever Falling”. Una leggerezza cercata e voluta, che fa sorridere. Non sarà certo questo il disco che cambierà la carriera di Arthur & Buck ma fa piacere vedere due artisti ormai affermati che hanno ancora la voglia di mettersi in gioco. Vedremo cosa ci regaleranno in futuro, visto che pare siano già al lavoro sull’album numero due.