Dopo un weekend totalmente dedicato alla musica, ripartiamo nuovamente e anche nella nuova settimana il nostro tema preferito non cambia: oggi ci aspetta una trasferta a Milano e più precisamente nella bellissima location del Giardino della Triennale.
L’elegante venue situata a pochi passi dalla stazione di Cadorna ospita in queste settimane l’interessante rassegna TriP Music Festival, dove quest’anno si sono esibiti e si esibiranno artisti come David Byrne, Mark Lanegan, Kevin Morby, solo per citare i primi che ci vengono in mente.
Questa sera, invece, vedrà il ritono della First Aid Kit in Italia, dopo la loro unica esibizione nel nostro paese di qualche anno fa, avvenuta nel basement del Teatro Parenti, sempre qui a Milano, passata purtroppo quasi inosservata a causa della poca pubblicità che l’evento aveva avuto: questa volta le ragazze hanno già quattro album sotto la loro cintura e oggi presentano il più recente, “Ruins”, uscito all’inizio del 2018 per Columbia Records. Stasera, invece, le presenze sul prato del prestigioso giardino milanese sembrano essere più elevate rispetto a quella volta (si parla di circa cinquecento persone).
La serata si apre presto con l’esibizione di Giorgieness: la rossa musicista originaria della provincia di Sondrio, accompagnata solamente dal suo chitarrista e produttore Davide Lasala, presenta, spesso in una chiave acustica, i brani del suo secondo LP, “Siamo Tutti Stanchi”, uscito alla fine dello scorso anno, oltre che alcuni vecchi pezzi: anche in questa versione più spoglia la musicista valtellinese è capace di mettere in buona evidenza i sentimenti e la sincerità presenti all’interno delle sue canzoni. A noi colpisce soprattutto l’intensità che ci sa regalare a livello emotivo “Che Cosa Resta”, una traccia assolutamente onesta e di forte impatto.
Sono passati pochi minuti dopo le nove e mezza, quando le sorelle Soderberg salgono sul palco, accompagnate da una band di tre elementi (tastiere, batteria e lapsteel): proprio come il loro album più recente, la serata si apre con “Rebel Heart”. Le ragazze, con le loro magiche armonie, ci portano però su territori folk dall’umore piuttosto scuro, sebbene meravigliosi.
Non possiamo che rimanere colpiti in maniera positiva da ciò che sanno creare a livello vocale le First Aid Kit che, senza dubbio, dimostra a tutti quanto siano maturate e cresciute quelle due teenager che avevamo conosciuto qualche anni fa su Youtube per le loro cover dei Fleet Foxes: ciò che ci dispiace, invece, è magari il tono non proprio luminoso dei nuovi brani, ma sappiamo perfettamente tutti quanto sia difficile portare avanti della relazioni, mentre si è perennemente in tour e il loro quarto album è proprio incentrato su questo doloroso tema.
La luminosità la troviamo, invece, nella vecchia “The Lion’s Roar”, che non solo ci porta nuove magie vocali, ma ci regala un drumming decisamente più intenso rispetto alla sua versione originale, che dona una cadenza diversa al pezzo.
“Stay Gold”, dalle deliziose melodie e dal ritmo sorprendentemente elevato, porta a uno spontaneo handclapping da parte del pubblico meneghino, mentre la bellissima “Postcard”, altro estratto da “Ruins”, viene definita dalle stesse sorelle come “una jam country”: il genere è decisamente ben prodotto e le emozioni non tardono ad arrivare nei cuori di chi sta ascoltando.
Le First Aid Kit pescano poi il jolly dal mazzo con la doppietta “Emmylou” ““ “King Of The World”: la grande dolcezza della prima entra immediatamente nel cuore dei presenti, che cantano insieme alla band svedese, mentre la seconda, pur senza i mariachi della sua versione originale, rimane una delle cose più divertenti tra quelle prodotte dalle sorelle di Stoccolma.
Rimaniamo sorpresi da “You Are The Problem Here”, una canzone non presente sui loro album e scritta di recente che parla dei problemi sessisti che le donne, e non solo le musiciste in tour, sono costrette a subire: la cattiveria punk e la frustrazione sono rinchiuse in questo pezzo incredibilmente diverso da qualsiasi altra cosa della loro discografia.
“Hem Of Her Dress”, deliziata dalla presenza del trombone, è molto divertente e il coro viene cantato dal pubblico: come suggeriscono le stesse sorelle Soderberg, sembra e deve essere qualcosa di totalmente ubriaco, ma assolutamente spontaneo e sincero.
Infine “My Silver Lining”, dai tratti poppy e dalle belle armonie, sa trascinare per un’ultima volta la folla meneghina: i ricordi che ci rimangono di questa serata sono positivi e incantevoli, grazie soprattutto alle magie vocali che Klara e Johanna hanno saputo disegnare in questi oltre ottanta minuti.