Come da tradizione, grazie a movimenti di macchina chirurgici e un commento musicale inquietante, Lanthimos innesca il suo quinto film all’insegna dell’inquietudine. Non si capisce subito cosa, ma qualcosa di molto strano intercorre tra il Dottor Murphy e il giovane Martin e finchè questo qualcosa non viene rivelato il film funziona alla grandissima.
Dopo il succitato snodo della diegesi qualcosa si guasta e il film, che a questo punto dovrebbe diventare un horror, fatica a mantenere l’attenzione.
Insomma, a trucco svelato Lanthimos preferisce condire la sua pellicola di malcelate critiche alla borghesia, sacrificando completamente la narrazione, che si impantana in mille clichet e citazioni (dagli horror più generalisti a Haneke). Nulla da dire invece al cast: tutti molto bravi, ma Farrel di più.