Gli album dal vivo non sono tutti uguali. Alcuni servono a cristallizzare un momento importante, altri hanno la funzione di riportare indietro le lancette dei nostri orologi, per ricordarci dove tutto è cominciato o, come in questo caso, dove tutto è cambiato.
L’ho detto più volte, il successo di “Boxer” ha rappresentato uno di quei miracoli che le odierne leggi del mercato discografico ormai non permettono quasi più che si verifichino. Difficile infatti pensare che una band al quarto album, con dei componenti non più giovanissimi per giunta, potesse centrare finalmente il bersaglio grosso, obiettivo di solito per lo più appannaggio di ragazzini all’esordio e sospinti dall’hype prodotto dalla rete.
Per questo, e per tanti altri motivi il disco indie più importante dello scorso decennio andava per forza omaggiato in maniera speciale, anzi unica, come la data dello scorso nove novembre tenutasi nella capitale belga, dove i National hanno eseguito dal vivo tutto “Boxer”, evento catturato nella sua interezza prima con un vinile uscito ad aprile in edizione limitata per il Record Store Day, ed oggi riproposto anche in formato cd.
Ritratto in direttissima dell’artista che da cucciolo è ormai diventato leone, “Boxer-Live in Brussels” riporta chi come me c’era dall’inizio ad un momento speciale, quello in cui il brutto anatroccolo si trasforma in cigno, spiccando finalmente il volo ad ali fieramente spiegate, volteggiando sicuro sulle nostre teste con orgoglio e leggiadria.
Ecco quindi che la band con poche sicurezze e qualche pecca tecnica(e vocale) di undici anni fa oggi si è trasformata in una macchina attentamente oliata e quasi perfetta, con alle spalle migliaia di date in tutto il mondo e primi posti in classifica conquistati quasi ovunque con l’ultimo, bellissimo, “Sleep well beast”, lavoro che ha conquistato anche un grammy award solo pochi mesi fa.
Alla luce di tutto questo “Boxer” oggi viene riproposto sotto una nuova luce, con una diversa maturità , la quale forse fa sembrare le sue tracce meno sospinte dall’urgenza ansiogena di dieci anni fa, ma che fa comunque guadagnare a queste dodici canzoni in fascino ed eleganza, questo attraverso una misura espressiva che la band di Matt Berninger ha sviluppato ed affinato col tempo e l’esperienza.
Oggi, come allora, ci sentiamo ancora “mezzi svegli in un impero fasullo“, per fortuna però “Boxer” è ancora qui con noi, a ricordarci che sono le nostre ansie e le nostre paure di adulti a renderci umani, e che possiamo farcela, come ce l’ha fatta proprio lui contro ogni previsione, a risplendere in questa epoca buia e piena di incertezze.