Altro giro in giostra per i Dot Dash, i veterani di Washington D.C. guidati da quella vecchia volpe di Terry Banks. Un trio di musicisti con un curriculum lungo come la Bibbia e un ritmo nello sfornare dischi che è impressionante: dal 2011, anno dell’esordio, siamo già arrivati al sesto lavoro con questo delizioso “Proto Retro”.
Non faccio mistero di aver sempre amato i Dot Dash quando alzavano il tasso pop nelle loro composizioni, cosa che, ad esempio accadeva magnificamente in “Half”‹-“‹Remembered Dream” (il mio loro album preferito) che mostrava una cura assoluta per le melodie tanto quanto il rispetto (più travolgente e coinvolgente) per quell’anima power-pop che è insita in loro. Era una questione di equilibrio perfetto. Poi nel corso della loro carriera i Dot Dash hanno privilegiato forse l’anima più rock, carica, garage ed energica, come dimostra anche il lavoro del 2016 “Searchlights” e la cosa non è stata certo un male, ci mancherebbe altro, eppure con questo disco ritorna piacevolmente a galla l’aspetto più pop e jangle, con una costruzione limpida e curata, volta a mettere in luce suoni e ritornelli cristallini. Tutto scorre via in modo perfetto e accattivante ma non fatevi traviare eccessivamente dalla mia descrizione, immaginando un disco fin troppo morbido, affatto.
Chitarre e ritmo non mancano, accelerazioni sporche come “Green On Red” arrivano a dare la scossa, così come il piglio punkeggiante di “TV / Radio” (per farvi capire che non si sono rammolliti!), tranquilli, solo che stavolta il fragore è un po’ diminuito e gli spigoli sono stati levigati con precisone, per arrivare a anche gioiellini come “Gray Blue Green”, alla freschezza contagiosa di “Dead Letter Rays” o a canzoni che hanno impresso il marchio di fabbrica della band come “Parachute Powerline”.
Morale della favola? Al sesto album i Dot Dash piazzano una delle loro migliori uscite in assoluto: questi sono come il buon vino, invecchiano e migliorano sempre più! Applausi!