Dopo tre anni di assenza ““ il loro sophomore, “Dealer”, è datato 2015 ““ i Foxing sono tornati con questo nuovo LP lo scorso weekend: realizzato dalla Triple Crown Records, l’album è stato prodotto dal chitarrista Eric Hudson insieme a Chris Walla (Death Cab For Cutie) con l’aiuto di Joe Reinhart degli Hop Along.
Cosa dover pensare del terzo disco di una band che conoscevamo fondamentalmente come emo?
Difficile dare una risposta prima di averlo ascoltato, ma forse ancora più duro trovarne una dopo i primi ascolti.
“Nearer My God”, infatti, non è certo un album che possiamo considerare facile o scontato perchè il gruppo di St. Louis cerca nuove direzioni e, in un certo senso, ci spiazza: non che i sentimenti raccontati nelle loro canzoni vengono a meno, anzi la voce del frontman Conor Murphy sa ancora disegnare e descrivere i suoi stati emotivi con la stessa passione di sempre, ma il loro tono sonoro è cambiato, senza aver paura che ciò possa questo piacere o meno ai vecchi e nuovi fan.
Partiamo per questo lungo viaggio (cinquantasei minuti oggi sono veramente tanti secondo la nostra modesta opinione) ed è “Grand Paradise” a introdurci nel “nuovo mondo” dei Foxing: la opening-track è decisamente elettronica e, mentre la band crea panorami sonori post-rock, sono ottime armonie che ci introducono verso momenti invece più esplosivi.
Dopo il singolo “Slapstick”, forse il brano più accessibile ““ se così lo possiamo definire ““ del disco, “Gameshark” ci porta verso atmosfere strane, creando un clima d’ansia attraverso ritmi intensi, cortesia dell’adrenalinico drumming di Jon Hellwig, ma anche delle profonde linee di basso che accompagnano il falsetto di Murphy.
“Five Cups” spacca letteralmente in due l’album con i suoi nove minuti: esageratamente lunga sì, ma calma e rilassante ““ come se i Wild Beasts volessero dipingere paesaggi post-rock. La seconda parte del pezzo è per la maggior strumentale ed è senza dubbio più faticosa da digerire e magari poteva essere alleggerita un poco, ma non perde comunque quella sensazione di tranquillità che avevamo trovato nei minuti precedenti.
Se “Trapped In Dillard’s” ha più di qualcosa dell’ultimo Bon Iver – i vocals in falsetto del frontman, le atmosfere eleganti e l’abbondante uso dell’elettronica, oltre a una certa tranquillità -, la successiva “Bastardizer” sa come sorprenderci perchè, dopo aver cambiato il ritmo più volte, ci regala inaspettate, ma graditissime cornamuse, che sicuramente danno un tono diverso a un brano che è comunque pieno di passione.
La chiusura con “Lambert” ci porta a raggiungere notevoli vette emotive: prima i synth, accompagnati dai vocals, cercano di creare l’ambientazione corretta, per poi lasciarsi andare e regalarci momenti di potenza e adrenalina rock con un drumming impazzito.
Bisogna fare i complimenti ai Foxing perchè hanno avuto coraggio di cambiare volto a livello sonoro, senza perdere la loro purezza a livello di sentimenti: “Nearer My God” non sarà un album completamente perfetto, ma sicuramente farà guadagnare parecchi punti alla band del Missouri grazie ai suoi esperimenti e alla sua buona varietà sonora.
Non è uno di quei dischi che entrano nelle menti dei fan al primo ascolto, ma crediamo che concedergliene alcuni sia un gesto dovuto e tempo speso bene.
Photo Credit: Theo R. Welling, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons