Deliziosa Grace Inspace, che racchiude le sue perle in un EP dal lungo titolo che termina con “Vol 1”, quindi attendiamo un futuro secondo capitolo.
4 brani, in parte prodotti da John King dei Dust Brothers che vedono tanto la presenza di Steve Perkins dei Jane’s Addiction quanto Nick McCabe dei The Verve, che si muovono inglobando influenze e suggestioni disparate, tra andamenti morbidi e ciondolanti, spruzzate di funk con riverberi hawaiani (la migliore canzone del lotto, ovvero “Uncertain, CA”), lavoro sul groove (“Watersource” pare uscire dalla penna dei Mint Royale), improvvise entrate di chitarroni (“Tame Teens”) e una buona linea melodica che non ci abbandona mai. Ci si può muovere solo il piedino su queste canzoni, ma anche trovarsi di colpo in piedi a lavorare di anca e bacino.
Un frullato ben fatto, con tutti gli ingredienti che non si schiacciano e non disturbano. C’è pure un sottofondo politico, visto che la fanciulla parla di “protest pop”, con un occhio critico al mondo, con un occhio di riguardo alle città e alle comunità rurali della California e dell’Oregon: le diversità che la fanciulla ha incontrato nel suo viaggio in America si sono trasformate in suoni e canzoni.