Chicago è notoriamente ricca per quanto riguarda le proposte musicali, specie nel suo substrato più indie ed alternativo: si pensi ai Wilco, al mondo Steve Albini, all’etichetta Touch and Go, senza scomodare nomi come Pitchwork e Smashing Pumpkins.
Questi Sonny Falls sono progetto della mente di Ryan “Hoagie” Wesley Ensley ed il loro è un viaggio disilluso (e un bel po’ fuori di testa?) tra temi come amicizia, relazioni, dipendenze, droga, il tutto con il tramite di un garage rock bello spontaneo e trascinante, minimale ma non banale, semplice e mai ovvio.
Tra chitarre virtuose e un’invidiabile capacità compositiva, sporadicamente ma intelligentemente arricchite da violini ora e fiati adesso a rendere epico un evidente gusto grunge, noise e punk anni ’80’/’90, abbiamo ritmi tarantolati (“Down in That Dark”) come più melodici e power pop (l’opener “Easy to Lose”), per finire con una sorta di “luce in fondo al tunnel” data da pezzi più riflessivi o addirittura acustici (“The Last Time You Called”).
Signori, fermatevi: qua il talento non manca. Non mettere alla prova i Sonny Falls sarebbe davvero un peccato. Ignorarli sapendo di questo “Some Kind of Spectre”, imperdonabile.