La vita di Domenic Palermo è stata spesso costellata da problemi ““ dal periodo trascorso in prigione alle botte ricevute durante un concerto dei Nothing a Oakland, California, passando per la morte del padre, la diagnosi di encefalopatia traumatica cronica (una malattia neurodegenerativa che di solito colpisce persone che hanno ricevuto pesanti botte sulla testa) e la rescissione del contratto con la Collect Records, dopo aver saputo che il suo maggiore finanziatore era Martin Shkreli (ex CEO della Turing Pharmaceuticals, che qualche anno fa ha aumentato in maniera spropositata il prezzo del Daraprim, farmaco usato, tra le altre cose, nelle cure di AIDS e cancro). Il musicista di origini italiane, però, è sempre riuscito ad andare avanti per la sua strada, diciamo con buona certezza anche grazie alla musica, costruendo qualcosa di più che buono, nonostante le influenze di questi gravi fatti si facessero sentire nel suo umore.
Quando, all’inizio di giugno, la band ha annunciato questo suo terzo lavoro sulla lunga distanza, però, sia Palermo che Brandon Setta, in un’intervista con Stereogum, sono sembrati essere più positivi: se il frontman spiegava che, “invece di combattere contro qualcuno, è meglio sorridere”, il chitarrista specifica che nel nuovo LP la band della Pennsylvania ha volutamente lasciare fuori le sensazioni negative mentre stava registrando (in una chiesa trasformata in studio a Woodstock, NY prima e a Philadelphia in seguito), cercando di rendere il processo divertente e in un certo senso piacevole.
Con l’aiuto del noto produttore John Agnello (Dinosaur Jr., Sonic Youth, The Breeders), i Nothing hanno concepito un disco che parla della battaglia del loro frontman contro il dolore, sia fisico che mentale, che racconta di ansie, tumulti, depressione, malattie e dei suoi vecchi problemi: come dicevamo poco sopra, però, qui troviamo ““ per fortuna – anche tracce di speranza e di ottimismo, anche se comunque coperte da un velo di oscurità .
Il recente e lunghissimo singolo “The Carpenter’s Son” (quasi 8 minuti) è una delle cose meglio riuscite di questo disco: quella atmosfera di tranquillità e riflessione, accompagnata da un certo minimalismo, dai severi colpi delle percussioni, dalla leggerezza delle chitarre e dai vocals sospirati di Palermo, nasconde in realtà parecchio dolore causato dal suo conflitto interiore dopo la morte del padre.
Il primo singolo “Zero Day” apre l’album con ruggiti ricchi di distorsioni e riverberi: seppure la voce del frontman sia piuttosto morbida e non sembri voler accelerare i ritmi, i ricordi negativi iniziano comunque subito a emergere.
“Plastic Migraine” è la perfetta essenza dei Nothing perchè unisce quel loro spirito grunge e potente con la dolcezza shoegaze e la bellezza melodica di cui il gruppo di Philadelphia è graziato da sempre.
“(Hope) Is Just Another Word With A Hole In It”, infine, conclude il disco portandoci su territori totalmente shoegaze: basta chiudere gli occhi e seguire la melodia per lasciarci cullare in modo incantevole e magico dalla voce di Palermo.
“Dance On The Blacktop” è un album solido ed emotivamente molto intenso e ci insegna che basta scavare sotto la superficie per trovare qualcosa di diverso: infatti sotto la negatività che possono nascondere i loro testi, ispirati dalla martoriata esistenza di Domenic, si puo’ trovare anche uno spiraglio di luce e questo deve servirci per andare avanti e continuare a combattere ogni giorno contro le nostre paure, i nostri problemi e i nostri dolori.