Quando si parla dei Nirvana il mio cuore si gonfia, si riempie d’amore e di emozione. Si perchè per me, come per altri miei coetanei o giù di lì, molto (o forse tutto) è partito con loro, da quella cassetta raffigurante un bimbo che nuota sotto acqua, regalata (per errore) a 11 anni e ascoltata qualche centinaio di volte fino alla completa rottura del nastro. Un innamoramento totale ed assoluto in un periodo musicale in cui il Compact Disk batteva i pugni sul tavolo, imponendosi di cattiveria scalzando cassette e vinili dai vari scaffali dei negozi.
Se penso ad “In Utero” dei Nirvana questa è la prima cosa che mi viene in mente dato che è stato proprio uno dei primi CD che ho acquistato. Mi sembra ancora di sentire il profumo di quel libretto così cicciotto, annusato e analizzato decine di volte per riuscire a scoprire qualcosa in più sulla band. Un disco custodito gelosamente come un vero e proprio tesoro per un ragazzino adolescente (come il sottoscritto) con pochi spiccioli in tasca.
“In Utero” è l’ ultimo disco in studio dei Nirvana. Un lavoro che suona come una sorta di rivincita personale da parte di Cobain e soci,rimasti in parte insoddisfatti dalla patinata produzione troppo “pop” di “Nevermind”. Butch Vig, per carità , aveva fatto un ottimo lavoro con la sua minuziosa e precisa produzione, portando la band in cima alle classifiche e nell’olimpo del Mainstream, ma sappiamo bene che il prezzo del successo è molto caro.
Cobain è proprio quello dei tre ad essere più tormentato dal fatto di essere diventato una vera a propria vittima dell’industria musicale, nonchè la più importante rock star del momento e non regge proprio il peso della notorietà . Un motivo molto semplice per voler ritornare alle genuine e grezze sonorità del primo album “Bleach”, forse inconsciamente come una sorta di rifugio indietro nel tempo, quando tutto sembrava così semplice e meno sfarzoso. Ecco perchè la band sceglie Steve Albini (anche se originariamente era stato valutato proprio il produttore del primo disco Jack Endino), ovvero il produttore di alcuni tra i dischi preferiti dalla band, come “Surfer Rosa” dei Pixies e “Pod” dei Breeders.
Il nuovo disco infatti dovrà avere una produzione analogica e genuina senza troppi fronzoli che Albini deciderà di realizzare grazie a tecniche di registrazione che mirino a catturare appieno la naturale acustica dello studio tramite un moltitudine di microfoni posizionati nelle più svariate maniere.
E così fu.
“Serve the Servants” è un brano aggressivo che al tempo stesso ha quel sapore di nuovo e rumoroso. Accordi seducenti di settima arpeggiati nevroticamente con una lirica che sembra quasi un urlo di protesta contro tutto quello che è stato prima: “Teenage angst has paid off well now I’m bored and old Self-appointed judges judge more than they have sold“. Ricordo di essere rimasto completamente stregato dalle sonorità di In “Utero” fin dai primi istanti: ricordo ancora quel momento preciso in macchina con mio padre muto e probabilmente pensieroso per un figlio che andava verso l’adolescenza mentre il disco suonava alla grande.
Il tempo delle canzoni da canticchiare sotto la doccia o durante il giro in bicicletta era finito, qui c’era rumore, c’era disagio, c’era rabbia, in un album che, originariamente, avrebbe dovuto chiamarsi “I Hate Myself and I Want to Die”, c’era veramente tutta quella maturità artistica da tempo cercata e desiderata da Cobain quando, fin da ragazzino, ascoltava sognante i Sex Pistols immaginandosi sul palco come Johnny Rotten.
“Scentless Apprentice”, “Milk It”, “Radio Friendly Unit Shifter”, i veri capolavori di questo album, seguiti dalle più orecchiabili “Heart-shaped Box”, “Pennyroyal Tea” e “All Apologies”. Tutti brani che rendono questo lavoro disperato un vero e proprio capolavoro, unico nel suo genere e ultimo vero testamento di Cobain.
Buon compleanno ad “In Utero” quindi, album assoluto nella lista degli irripetibili e unici di sempre.
Data di pubblicazione: 21 settembre 1993
Registrato: 14-26 febbraio 1993, Pachyderm Studios, Cannon Falls
Tracce: 13
Lunghezza: 48:45
Etichetta: Geffen
Tracklist:
1.Serve the Servants
2.Scentless Apprentice
3.Heart-Shaped Box
4.Rape Me
5.Frances Farmer Will Have Her Revenge on Seattl
6.Dumb
7.Very Ape
8.Milk It
9.Pennyroyal Tea
10.Radio Friendly Unit Shifter
11.Tourette’s
12.All Apologies
13.Gallons of Rubbing Alcohol Flow Through the Strip