Album numero 5 per la creatura musicale di Greg Bertens, ormai in pista dal 2001. Il tempo passa, ma quando c’è qualità e quando le idee sono chiare su dove si vuole arrivare, beh, allora tutto sembra così facile e naturale che si rimane a bocca aperta.
Il nuovo lavoro dei Film School è favoloso. Certo, nostalgico, figlio di shoegaze e psichedelia che, dopo essersi cercati e studiati, si sono trovati e hanno germogliato fiori e frutti prelibati. La scuola degli anni ’90 è un punto cardine nel processo di scrittura della band e gente come Adam Franklin ha fatto scuola, questo è innegabile, ma la verità è che poi le influenze aumentano e si dilatano, gestite in modo assolutamente egregio da una band in stato di grazia melodica.
I Film School non tradiscono nè chi cerca la sensazione eterea nè chi predilige l’approccio più fisico, mentre in ogni brano emerge un ritornello che entra subito in testa. “Crushin” è vellutata magia d’ingresso, l’anticamera a un mondo che non disdegna bassi penetranti (“Bye Bye Bird”) o incursioni nella wave anni ’80 (i White Lies ucciderebbero per un brano come “The Celebration”, che guarda anche al post-punk con spigoli meno arrotondati), ma anche momenti più avvolgenti plasmati col synth mentre la sezione ritimica si fa secca e tesa (“Waking Up”, con ancora il basso alla New Order) e bagliori shoegaze (“Go Low”).
Il punto più alto è la vaporosa “Two In The Sun”, accogliente e sognante ma pronta ad aumentare il trasporto sonoro più si va avanti: un brano che rapisce ed affascina, con una linea melodica limpidissima, nonostante i vari strati di suoni.
Un disco per cui perdere la testa!