Brett, Brett, Brett….fortissimamente Brett! 51 anni dice la carta d’identità , ma qui più passa il tempo più la magia non solo continua, ma si rinforza. Il carisma di Brett Anderson è da sempre riconosciuto, ma assistere ad esibizioni come quella di ieri sera a Milano, beh, non fa altro che rinforzare l’immagine iconica del personaggio, catalizzatore di sguardi e palpitazioni.

Tutto il repertorio del cantante viene esposto senza soluzione di continuità . Abbiamo il Brett più schivo (per i primi due brani non guarda neanche il pubblico, ma praticamente canta rivolgendosi al ventilatore a lato del palco), quello invasato che salta e non sta fermo un attimo, quello lascivo e sensuale che fa il suo balletto come ai tempi di “Love & Poison” (durante “He’s Dead”, si, avete letto bene, hanno fatto “He’s Dead”!!), il Brett struggente che si butta in ginocchio, quello “tenerone” che ringrazia e si batte il petto come a dire “grazie dal profondo del cuore“, quello che si diletta nel far vorticare il microfono, il Brett che incita la folla e pure quello che “si mette” tra la folla stessa, a cantare, circondato, toccato e adorato da tutti i suoi devoti fan. Quando sul piatto hai carte simili, beh, cosa vuoi dire? Ultimo, ma non ultimo, il fatto che la voce sia ancora pazzesca…gioco, partita e incontro!

La resa sonora è ottima. Il Fabrique si conferma luogo ottimale dal punto di vista dell’audio e anche il colpo d’occhio, in merito alle presenze, è notevole. Età  media alta. Si rivedono facce conosciute, vecchi amici che avevamo perso dal radar…sotto il palco dei Suede succede questo e altro, perchè sono davvero una band che unisce, smuove gli animi e fa spostare anche quella gente che, magari per l’età , se ne starebbe volentieri sul divano (io in primis, ahahahah).

La scaletta non disdegna affatto i brani dell’ultimo lavoro, che però, come faceva notare il collega (mio omonimo) Ricky, estrapolati dal contesto del concept album e messi così in una setlist, perdono un po’ la loro forza “collettiva”, che hanno all’interno di “The Blue Hour” (un disco che meriterebbe, in ogni data, forse una sua riproposizione integrale, per coglierne in pieno il senso). Richard è in forma, carico, grintoso, tra l’altro ben dimagrito, Neil è là , nelle retrovie, capello sempre più lungo, la sezione ritmica è sempre magnificamente all’altezza della situazione. I presenti comunque accolgono bene le canzoni nuove, certo che a far tremare i polsi sono i pezzi che portano la firma dell’ex chitarrista Bernard Butler: i singoli del primo album e la doppietta “We Are The Pigs” ed “Heroine” da “Dog Man Star” e la già  citata “He’s Dead” (ancora non ci credo di averla sentita). Non me ne voglia il buon Richard Oakes, ma qui si parla di capolavori, lui a questo livello (a mio personalissimo avviso, sia chiaro) ancora non c’è arrivato, pur fermandosi al grado “ottimi brani”, ripeto, ottimi, che non è certo poco. Non mancano ovviamente un paio di bombe pop da “Coming Up”, ovvero “Trash” e “Beautiful Ones” (che ovviamente scatena il canto e il ballo collettivo).

Qualche calo di tensione in realtà  c’è stato. L’esecuzione chitarra acustica e voce (senza microfono e con chitarra non amplificata) di “Oceans” pare giusto una dimostrazione di quanto Brett abbia una altissima considerazione delle sua abilità  canore e della sua voce, ma risulta francamente fuori contesto. “Invisibles” assume toni fin troppo grevi e la preferisco decisamente sull’album, pur non essendo, comunque, tra le mie favorite. Ma stiamo cercando il pelo nell’uovo, come si potrà  notare.

Chiusura con “Life Is Golden”, il brano più rappresentativo del nuovo album, non a caso posto alla fine. Brett chiede a tutti i presenti di cantarlo. Per il sottoscritto non è ai livelli di una “The Wild Ones”, tanto per citare una ballata storica, ma crediamo che da qui in avanti non mancherà  più in nessuna scaletta futura anche di prossimi tour.

Ore 23. Applausi e saluti. Una band fuori dal tempo, fuori dalle mode e magnificamente coinvolgente. I Suede 2018 sono in gran forma! Un piacere e un onore essere stato a un simile live.