I Beak> continuano, la loro interessante produzione, con un nuovo lavoro che, aggiungendosi ai loro due precedenti, riescono a dare una definizione ancora più chiara e precisa del loro sound.
Alla luce di questo nuovo album, definire ancora i Beak> una band di elettronica è decisamente riduttivo e fuorviante, poichè Geoff Barrow e soci si stanno progressivamente allontanando dal loro passato.
Quello che rimane presente è un atmosfera di tipo cinematografico che accompagna l’intero lavoro, quasi un’attitudine e una risorsa già sfruttata nelle colonne sonore di “Couple in a Hole” e di “Annihilation”, episodio della mitica serie “Black Mirror”, a firma Geoff Barrow e Ben Salisbury.
Un Barrow decisamente molto attivo visto che ha trovato il tempo di collaborazioni importanti, come quella avuta nell’ultimo album della band Arcade Fire.
Dimenticatevi anche eventuali riferimenti ai Portishead, perchè tutti i brani dei Beak> hanno qualcosa di ipnotico e ossessivo, a tratti il loro sound trasmette un fascino oscuro e sinistro, ogni nuovo ascolto ti cattura e ti strega.
Il rischio, nell’ascoltare il loro modo di costruire un brano, è di lasciarsi ipnotizzare e poi essere incapaci di liberarsene.
L’album è stato interamente registrato live presso gli studi di Invada, cosa che rende il tutto estremamente interessante, e soprattutto mette in risalto la sezione ritmica che in molti brani ha una parte rilevante.
Il pezzo di apertura “The Brazilian” è un brano strumentale di prog rock, mentre il secondo “Brean Down” , più orecchiabile del loro solito ed uno dei loro migliori brani di sempre, resta comunque a tratti oscuro e distante, nonostante la presenza di una batteria quasi funky .
L’elettronica, per quanto presente, passa in secondo piano, spesso in primo piano finisce la chitarra con percorsi ipnotici come nell’ottima “Allè Sauvage”, o il brano diventa un pop sperimentale, come in “Birthday Suit”, dove la parte vocale arriva come da dietro un vetro.
Se i Beak> fossero una band esordiente, e non musicisti navigati, potremmo tranquillamente gridare al miracolo, perchè la fusione tra passato e futuro riesce in modo perfetto.
L’album si chiude con “When We Fall” , con la voce di Geoff Barrow in più evidenza del solito, in una costruzione indie pop più facile e immediata rispetto ad altri loro brani.
I Beak> stanno facendo passi in avanti, aumentando le loro esibizioni live in giro per il mondo, e pur restando una band difficile al primo ascolto, si stanno lentamente muovendo verso il grande pubblico.
Terminato l’ascolto di “>>>” resta la sensazione di un album vero, nel quale i musicisti esprimono liberamente la loro creatività senza strizzare l’occhio all’ascoltatore, cosa oggi tanto apprezzabile quanto rara.