L’universo Spiritualized non è sempre un posto facile dove vivere. Ma è un posto in cui vale la pena passare, sostare, respirare.
“And Nothing Hurt”, ultimo disco della band di rugby, è il frutto di tre lunghi anni in cui Jason Pierce si è rinchiuso a scrivere, tormentarsi, spingersi sempre più dentro e sempre più in alto.
Il risultato è un disco di una intensità perforante. Un sunto del suono marchiato Spiritualized, che palesa in modo forse più immediato e chiaro rispetto al passato cosa li renda unici e così emotivamente toccanti.
L’album è permeato dall’approccio sinfonico di Jason (anche se siamo certamente lontani dalla sua croce e delizia, la sinfonia psichedelica “Ladies and Gentlemen We’re Floating in Space”).
Sinfonia è coralità , è carica emotiva che si sbrandella e si centuplica, che si fa estremamente intima quando incredibilmente globale, che si allarga ad abbracciare spiritualmente l’universo.
Questo è quello che gli Spiritualized cercano, e quello che riescono ad ottenere.
Parole intense che si mescolano a melodie riuscite alla perfezione. Un disco ecclesiastico, nel senso che sparge dubbi e verità sul suo popolo di uditori in quieta e fedele adorazione.
Nove tracce al tempo stesso unite ma distinte: il pensiero sonoro di Pierce le collega con estrema efficacia, ma senza appiattirle. Ognuna ha il proprio scopo, la propria peculiarità esistenziale: dagli archi dell’opening track “A Perfect Miracle” ai tocchi blues di “I’m Your Man”, dall’appeal più rock e accelerato di “On The Sunshine” alla delicata pioggerella di suoni sempre più scroscianti di “Damaged”, dal finale spaziale di “Let’s Dance” al gospel della conclusiva “Sail On Throught”.
“And Nothing Hurt” tratteggia un mondo interiore non sempre facile, così come non lo è sempre stata la vita di chi lo ha creato. Trasuda di umanità , mai di perfezione; ispira riflessione, mai apatia.
Un altro, bellissimo gradino della scala di Pierce verso il compimento di se stesso e della sua musica.
Credit Foto: Juliette Larthelo