Boom! Una bomba questo disco degli Estrons, formazione che arriva finalmente all’album d’esordio mantenendo tutte le ottime premesse che già conoscevamo. Non è mai sceso a compromessi, non ha mai guardato con furbizia a una melodia pop di facile presa, no, il gruppo gallese guidato dalla grinta di Taliesyn Källström è ricco non solo di adrenalina contagiosa, ma anche di taglienti chitarre così come di testi incisivi. Chi si aspettava qualcosa di morbido, beh, dovrà ricredersi.
Gli Estrons veleggiano su territori anni ’90, con questa vivacità punk-rock e un piglio che, a tratti, ci ricorda le Veruca Salt, ma in un contesto più rabbioso e incisivo. Un rock che fa a sportellate dure con il buonismo e l’essere accondiscendente, un disco che fa sbattere la testa, che fa muovere e fa salire la tensione: solitudine, frustrazione, delusione, storie crude ci sono sbattute in faccia, impossibile non tenerne conto.
Le chitarre sono vive, brucianti, gli assoli sono benzina sul fuoco, la sezione ritmica veleggia che è un piacere e Tali è magnificamente lirica e cangiante, si adatta alle atmosfere, ma poi in realtà le modella, le plasma e le rende dannatamente pulsanti e pungenti. Una ragazza che si dimostra vulnerabile, sincera, caparbia e onesta ma che, sopratutto, sa quello che vuole ed è disposta anche a cambiare per averlo.
Io dischi così li amo, perchè trasudano rock, senza grosse novità e nemmeno voli pindarici in fase di scrittura, eppure hanno davvero tutte le capacità di farci venire la pelle d’oca, mentre urliamo a pieni polmoni le parole di Taliesyn.