Formate nel 2013 da Patty Schemel (Hole) insieme al fratello ““ il chitarrista Larry ““ le Death Valley Girls sono arrivate ora al loro terzo LP, uscito da poche settimane via Suicide Squeeze Records a distanza di un paio d’anni dal precedente, “Glow In The Dark”.
Se la ex batterista delle Hole ha abbandonato il suo nuovo progetto quasi subito, il fratello e la cantante e multistrumentalista Bonnie Bloomgarden sono rimasti il nucleo centrale della band garage-rock californiana, questa volta accompagnati dalla bassista Alana Amran e dalla batterista Laura Harris, oltre che da numerosi altri ospiti.
Se il rock è morto come parecchia gente scrive, allora è strano ascoltare un album così vitale al giorno d’oggi: il gruppo losangelino, infatti, con i suoi pesanti riff e quel minaccioso senso di oscurità , non nasconde di citare a piene mani band storiche come ZZ Top, Stooges, Black Sabbath, MC5 e chissà quali altre dimentichiamo.
Partiamo con il primo singolo “Disaster (Is What We’re After)”, quello accompagnato dall’ormai famoso video con Iggy Pop per intenderci, e probabilmente il brano più accessibile tra quelli presenti su “Darkness Rains”: il caos e la rabbia causati soprattutto dalla potenza delle chitarre è adornato da un ottimo supporto del sax, prima dell’arrivo del ritornello inaspettatamente catchy.
Non manca certo l’esplosività a “Street Justice”, che ci porta tanta voglia di divertirci e, come dice la Bloomgarden nel testo, “We can party in the streets”. E il messaggio sembra quello giusto e chi ascolta puo’ farlo volentieri proprio.
“Wear Black”, con le sue chitarre minacciose e il suo vibrante organo, disegna un’atmosfera piuttosto cupa e rumorosa, che non ci lascia fiato per respirare (senza dubbio uno degli highlight nei loro prossimi concerti), anche se troviamo una certa dolcezza nei vocals della Bloomgarden; “TV In Jail On Mars”, invece, chiude il disco con una sorta di cammino psichedelico e ipnotico attraverso territori decisamente nebbiosi.
“Darkness Rains” non sarà il disco più innovativo dell’anno, ma è sicuramente solido, intenso e ben suonato e dimostra come il rock ci possa dare ancora tante soddisfazioni.
Photo: Deb Frazin