Mimosa Campironi è sempre più brava. Ci aveva colpito con il suo esordio “La Terza Guerra”, ricco tanto di classicismi quanto di pop e jazz mescolati con brio, impegno e una fortissima impronta femminile (anzi, “femminilista”, come dice lei), ma ora la fanciulla di Pavia ci lascia davvero senza parole, con la pelle d’oca. Nel nuovo album “Hurrah” il piano e la voce si fondono, si cercano, si rincorrono in modo mirabile, in un disco vivo, trascinante e teatrale, con testi che sono polaroid vivide e brucianti: un materiale lirico che scotta e che lascia i segni sulla pelle e nel cervello.
Potevamo non scambiare due chiacchiere con la fanciulla su questa nuova uscita?
Ciao Mimosa, da dove ci scrivi?
Ciao, scrivo da un bar che si chiama Picchiotto in Piazza San Cosimato a Roma.
Allora, iniziamo da “Hurrah!”. Dalla parola stessa. Sai che l’ho interpretata anche come esclmazione di giubilo per essere tornata a fare la “musicista”? Tu sei impagnata in tantissime cose, ma forse un po’ ti mancava il tuo lato da cantante e la pubblicazione di un disco e questo titolo l’ho letto proprio come “ehi, sono tornata!!!“. Sbaglio?
La parola Hurrah corrisponde allo spirito con cui vivo questo periodo. Ha un significato ambivalente: da una parte è un grido di giubilo, dall’altra un’antico grido di guerra. Quindi sì, tremate son tornata. HURRAHHHHHH!!!
Spesso mi chiedo che cosa, nelle tue varie attività , porti “da una parte all’altra”. Ad esempio cosa trasporti nella tua esperienza teatrale del lato musicale, o viceversa…
Per me fare tante cose è l’unica modalità che conosco per sopravvivere, in tutti i sensi. E’ come aver diversi amanti, la musica, il teatro, il cinema, hanno bisogno d’amore, di attenzione, di lavoro.
L’immagine che, da sempre, trasmetti è quella di un’artista cangiante, vivace, sempre in movimento “artistico”. Immagino che il punto di partenza di questo nuovo lavoro sia stata proprio l’idea di non fare una “Terza Guerra” parte 2. Che ne dici?
“Hurrah” lo definirei come l’evoluzione naturale de “La Terza guerra”. Ho incontrato Davide Toffolo che mi ha consigliato di essere più sincera, di lavorare più a fondo su una personalità più precisa. ho fatto un lavoro di scrittura diverso in “Hurrah”, cercando sonorità elettroniche, ma sono felice di essere rimasta coerente con quello che sono esplorando orizzonti diversi. Ho una personalità mutevole che non voglio imbrigliare in una gabbia di nessun genere.
Piano e classicismi che sposano, cercano e rincorrono basi ritmiche moderne, ballabili, incalzanti. Non si può certo dire che tu non ti sia presa dei rischi. Eppure il prodotto finale trova un magico equilibrio. Mi chiedo se questa commistione di suoni ed emozioni era già chiara nella tua testa fin dall’inizio o strada facendo il disco ha trovato una sua forma…
Mi piace pensare alla mia musica come un dialogo tra il pianoforte e la ritmica. In questo caso volevo innestare ritmiche elettroniche nel cuore acustico di piano-voce-batteria, come un microchip ideale in un corpo di carne e ossa. ho avuto la fortuna di incontrare il batterista Andrè Ferrari (Bokante, Snurky Pappy), uno dei percussionisti più bravi del mondo. Gli ho scritto una e-mail dopo aver sentito un suo concerto ed è venuto in Italia per me. Il disco siamo io , lui e la magia di FiloQ che lo ha arricchito di momenti superelectro e ha pensato degli arrangiamenti super.
Adoro la tua schiettezza in “Bio Logica”. Sincera e senza peli sulla lingua. Qualche maschietto potrebbe sentirsi spiazzato di fronte a tanta franchezza...
Io sono così. Diretta fino a fare del male ogni tanto. Poi mi accorgo che avrei dovuto essere più delicata, ma è troppo tardi. Così finisce che sei innamorato di me, oppure vorresti uccidermi.
Nel primo disco ho adorato i tuoi testi, capaci magnificamente di soffermarsi anche sui particolari e sui piccoli gesti che sembrano poco significanti. Ho ritrovato la stessa capacità anche in questo nuovo album. Ti immagino una grande osservatrice e sopratutto non hai mai paura a parlare di te, proprio con immagini molto lucide e precise…
La mia vita è una lotta per non avere paura. Lo è per tanta gente, non solo per me. Il primo passo per smettere è osservare, guardarsi intorno senza giudicare nulla. Bisogna restare calmi. lucidi, svegli così ti accorgi che anche i gesti più piccoli rivelano le risposte che stavi cercando.
Una canzone come “Videovita” mi trasmette sensazioni contrastanti. Un mondo scosso, quasi in rovina. “Hanno vinto loro”, dici, ma poi nell finale affermi “Ho vinto io”. All’inizio pensavo che si trattasse di una critica al mondo dei social, con le vite di tutte in vetrina, filtrate proprio dallo schermo di PC o di un telefono. Ma forse mi sbaglio, anche perchè comunque a te piace interagire su Facebook e non risparmi anche discorsi critici e incazzati…
Il brano fa confluire la sensazione di disagio di essere osservati continuamente dai social, con quella di essere eccitati dal fatto di metterci in mostra.
Questo pezzo è ispirato alla foto di Omran, il bambino di Aleppo. Quella foto è stata decretata uno dei più grossi fenomeni social, come se non importasse la realtà oscena che rappresenta. Quella realtà oscena siamo noi: carnefici e vittime volontarie del consumismo social. Io ho un rapporto contrastante con i social. Riesco a condividere, a postare solo quando sono contenta, con una vena ironica. la vita , la tristezza, il disordine, l’amore vero, sono offline.
Possiamo affermare che “Attentato Al Cuore” sia una delle prime canzoni d’amore, vere e proprie, che scrivi?
“Attentato al cuore” è la mia prima canzone d’amore. Sono partita da un fatto personale: volevo trasmettere sensualità , passione, desiderio, amore. Mi piacciono le cantanti del passato, le canzoni che cantavano Patty Pravo, Mina, così cariche ti tensione erotica. Ho fatto un tentativo a modo mio.
Adoro la struttura di “Mordimi Forte”: un climax ascendente che parte e finisce con il piano, ma il crescendo ritmico che esplode all’interno del brano è davvero tribale, libero e “selvaggio”, in perfetta sintonia con la tua voglia di “essere morsa forte”, per avvicinarsi a un lato più animale. La musica sposa perfettamente questa tua richiesta…
E’ la mia canzone preferita del disco.: raggiunge esattamente la mia idea di carica sensuale, ritmica, con un tocco di musicalità esotica con la scala araba sul pianoforte. Mi viene voglia di ballare.
Com’è nata la collaborazione con Davide Toffolo in “Angeli”?
Davide ha voluto questo disco, è stato determinante. Gli ho chiesto di cantare all’unisono con me, perchè lui è stato il mio angelo in questo lavoro. Mi ha aiutato, mi ha portato per mano. Mi immagino che gli angeli facciano questo: ci permettano di agire al meglio per noi stessi sussurrandoci all’orecchio cosa fare.
Spero che a breve tu possa portare queste nuove canzoni in tour. Immagino che l’aspetto ritmico sarà comunque valorizzato anche live…
Presento il disco il 22novembre a Milano all’Ohibò, il 23 novembre a Genova ai Giardini Luzzati e il 30 novembre a Roma al Monk, Sul palco saremo in tre, pianoforte e voce, batteria ibrida ed elettronica. Non vedo l’ora!
Grazie ancora Mimosa. Chiudo questa nostra chiacchierata chiedendoti qual’è il disco o la canzone che hai ascoltatao di più in questo periodo…
Bon Iver “22,A Million”