Dietro al moniker She Makes War c’è Laura Kidd da Bristol, una che scherza poco e che se parla non lo fa per caso: politicizzata, energica, poliedrica, gli attributi non le mancano, non per questo difetta in sensibilità e sentimento.
Con questo quarto LP la polistrumentista inglese ci presenta il mondo visto dai suoi occhi, cantando sia della propria quotidianeità che di quello che le succede intorno nella moderna società ; lo fa sia vestendosi di grunge/noise, come con l’opener “Devastate Me”, “Undone” o ancora “Waery Bird”, con netto gusto anni ’90 che non disdegna le influenze pop più strutturate (non è difficile che la memoria ci rimandi ad Elastica o Echobelly), ma anche attraverso momenti più delicati e malinconici nei quali trova il modo di esaltare le proprie qualità canore: ecco quindi l’autunnale ed intima “Then the Quiet Came” con il suo contorno di cori, violini e la chitarra acustica dalle pennate calde e semplici, “Strong Enough” con il suo piano morbido e gentile, o ancora l’atmosferica ed ariosa “Fortify”.
Laura Kidd ci dimostra e ci da conferma che si può avere occhi e mente lucidi senza bisogno di essere supponenti o autoproclamarsi portatori di chissà quali messaggi universali, che si può dichiarare la propria rabbia ed irrequietezza senza bisogno di urlare, che si possa mostrare il proprio lato più umano ed emotivo senza scadere nel mellifluo e nel melenso.
Onore quindi a Lei, Lady Kidd.