Il dilemma che da sempre attanaglia le giovani leve musicali è come fare ad emergere. Oggi in particolare, dove tutto sembra essere scandito da ritmi frenetici, con uscite a cadenza quasi giornaliera, playlist che si rinnovano sempre e il facile oblio che vede scomparire dopo poco molti artisti. In questa logica chi sopravvive per più di una stagione sembra essere quello che ce l’ha fatta. Sentire I Segreti (ex I Segreti di Charlotte), freschi di album, “Qualunque cosa sia”, inserire tra le proprie ispirazioni i protagonisti della scena attuale, dai Thegiornalisti ai Canova fa strano. Passino i primi, che almeno hanno 5 album alle spalle, ma la band di “Threesome” oltre un buon livello di fama, giustificata o meno è relativo, ha pubblicato solo un album, una manciata di singoli e un tour estivo spesso a supporto di altri e alcune date da headliner. Eppure sono già diventati da modello per altri: una sorta di generazione Itpop 2, come si legge nei vari gruppi social stile Diesagiowave. Sono sopravvissuti e ancora su “Indie Italia” (dove sono finiti più volte in copertina).
Emergere si basa su un mix di cose: la fortuna ad essere nel posto giusto al momento giusto, un ufficio stampa che funziona, essere presente sui social, creare hype, saper coinvolgere una determinata fetta di pubblico e farla innamorare al ritmo di “Malgrado passi le giornate da solo, e passa anche il silenzio, ma lo sento parlare. Vorrei morire, vorrei morire, anche se fuori c’è il sole” (“Vita Sociale”, Canova) o “Spero che, mi auguro di cuore che non ci incontreremo mai più, per non perdere l’ultimo briciolo di dignità che mi rimane ed evitare di squagliarmi sotto il sole, ed evitare di guardarti come un pazzo, come un pazzo che ti vuole completamente” (“Completamente”, Thegiornalisti).
I Segreti incarnano in pieno la tendenza alla playlist “Indie Italia” di Spotify: rassicurante (alla fine si somigliano tutti, niente di nuovo, da Cimini a Galeffi, da Postino ai Radiolondra passando per Paletti), spirito di una generazione tendente alla malinconia e a lasciarsi andare (“Sofia, è arrabbiata con me, dice che spendo tutto il tempo a naufragare. Sofia, ce l’ha tanto con me e non capisce questa mia autodistruzione […] E scusa se io non spiegare quella voglia che mi porto dentro, di buttare al vento tutto quel che ho”, “Sofia”), agli amori tormentati (“Adesso ti guardo e te lo voglio gridare che sto male come un cane e come un cane sono sotto da te. Forse questo è l’amore che mi so meritare, di star male come un cane. Non mi frega cosa pensi di me”, “Come un cane”), all’estate come unica via di evasione e alle canzoni pop come compagne di vita (“Ed io rimango a ragionar sul tempo, su ciò che passa, su chi sarei e ascolto canzoni pop tutto il giorno sopra il letto dei miei”, “L’estate sopra di noi”).
“Qualunque cosa sia” funziona bene, sia chiaro. Nella playlist sopra citata I Segreti non sfigurano per niente: “Vorrei solo” è la classica canzone pop che si adatta a tutte le occasioni, ma “Qualunque cosa sia” è il pezzo, per chi scrive, più riuscito, pop per eccellenza e perfettamente in linea con le tendenze: il dilemma nel verso “Chissà cos’è la felicità “, l’amore “E dico che l’amore non fa per noi”, il “Tu-tu, turu-ru” del ritornello e le melodie orecchiabili sono pane per chi ama il genere. C’è anche il brano acustico con gli archi, “Bologna”, diventata città per eccellenza del nuovo cantautorato italiano, o itpop, o come lo si voglia chiamare: da chi ci vive, come Cimini, trasferitosi lì, appunto, per la musica, a chi ne canta, “Ho fatto una svastica in centro a Bologna, ma era solo per litigare” (“Gaetano”, Calcutta).
Manca un po’ di coraggio, però, per dare quel poco in più di dignità ad un genere che sta diventando troppo uguale a se stesso: «Fate questo gioco: provate a togliere la voce dalla musica di quasi tutte le hit che passano in radio oggi. Vi sembreranno tutte uguali, tali da non riconoscere gli autori. Tutti questi prodotti funzionano. Perchè sono tutti uguali, e non guardano altro che se stessi, in un continuo gioco di emulazione» cit. Questo non vale solo per il pop d’alta classifica, ma anche per buona parte della musica nostrana.
I Segreti, tuttavia, sono freschi, sanno confezionare dei buoni pezzi pop, ottimi per chi è affamato di novità , testi per chi ancora non si sente grande, melodie orecchiabili e grandi possibilità di emergere dal marasma, ma nulla più.