Eccoli qua, i cari vecchi gonfalonieri del Big Beat d’Oltremanica.
Sia subito chiaro, questo “No Tourist” vede Liam Howlett e sodali battere una strada ben conosciuta, ampiamente testata, in cui ci sono timbri ovunque à -la “L’esercito delle 12 Scimmie” di quello che sono stati soprattutto con “The Fat of The Land”: che, va ricordato, ha più di un ventennio sul groppone.
E quindi via libera alla furia, all’ira, alla rabbia, all’indole incendiaria: si parte subito con le peggiori intenzioni da “Need Some1” a “We Live Forever” passando per “Light Up The Sky”, e quella potenza tecno-rave di stampo industriale che può ancora dar fuoco a tutto quello che la circonda.
Va detto, dalla traccia “No Tourists” (che ha uno strano odore di Led Zeppelin/Kashmir…) in avanti la sensazione di che tutto possa appiattirsi su se stesso si fa sentire, nonostante le gomitate dei Ho99o9 in “Fight Fire With Fire”, il saliscendi adrenalinico di “Timebomb Zone” o “Champions of London” che è un carpiato facile facile all’indietro lungo due decenni e passa; Avanti con “Boom Boom Tap”, un pipistrello sinistro che ti gira intorno minaccioso con i suoi scatti nervosi e nevrotici, la robotica e sintetizzata “Resonate” che ci colpisce a forza di raggi laser, e la chiusura di “Give Me a Signal” (che vede il featuring di Barns Courtney) incalzante, acida, minacciosa.
Quindi, se siete in cerca di qualche sorta di innovazione nella scena elettronica o di particolari percorsi evolutivi, “No Tourists” vi lascerà delusi: Liam Howlett, Maxim e Keith Flint confermano essere come dei demoni che riappaiono proprio lì dove te li aspettavi e nel momento in cui te li aspettavi, ciononostante sanno esattamente come martellarti, stordirti, galvanizzarti.
I Prodigy saranno prossimamente in Italia, con tappe a Livorno e Rimini: quale miglior modo di vivere quest’esperienza, se non nella sua dimensione live?