Dopo la sua esperienza con i Lift To Experience, che hanno pubblicato un solo album, “The Texas-Jerusalem Crossroads” (2001), Josh T. Pearson ha intrapreso una carriera solista e ha abitato tra gli Stati Uniti e l’Europa. Fino al 2011, quando la Mute Records ha pubblicato il suo primo album, “The Last Of The Country Gentlemen”, il musicista texano ha continuato ad andare in tour, pur senza aver pubblicato quasi nulla. Lo scorso aprile, a distanza di oltre sette anni dal suo debutto, è finalmente arrivato un nuovo LP, “The Straight Hits!”: nel frattempo Josh ha superato la sua depressione, dovuta in parte dal divorzio dalla moglie, e ha trovato un nuovo approccio sia alla vita che al songwriting. Tra pochissimi giorni Pearson tornerà a suonare in Italia per tre date a supporto della nuova uscita (venerdì 30 novembre al Circolo Ohibò di Milano, sabato 1 ° dicembre a The Cage di Livorno e domenica 2 al Freakout Club di Bologna): noi di Indieforbunnies.com abbiamo approfittato di questa occasione per contattarlo via WhatsApp e farci raccontare del suo nuovo disco, delle sue influenze, del nuovo modo di vedere la vita, di Berlusconi, degli Stati Uniti e anche dei vinili, sempre cercando di mantenere un clima professionale, ma scherzoso e sereno. Ecco cosa ci ha detto:
Ciao Josh, benvenuto sulle pagine di Indieforbunnies.com. Ci stai rispondendo dal Texas o sei già in Europa?
Sono già nella non così Gran Bretagna. (ridiamo) Sono a Londra.
(Josh dice qualche parola in italiano, tra cui spaghetti, ndr).
Ti piace il cibo italiano?
Sì, molto, ma preferisco le donne italiane. (ridiamo) Puoi tenerti il cibo, io prendo le donne (ridiamo)
Ti ho già visto live un paio di volte qualche anno fa, una volta al Locomotiv Club di Bologna e l’altra allo Spazio Alfieri, nel centro di Firenze.
Ti sono piaciuti i miei concerti?
Sì, parecchio.
Bene, sei stato fortunato! (ridiamo) L’ultima volta che sono stato a Bologna ho visto la mostra su David Bowie. Erano gli ultimi giorni prima che chiudesse.
Sì, al MamBo. Veramente una bella mostra. Tantissime persone sono andate a vederla.
Era molto bella.
Tornerai a suonare nel mio paese tra pochi giorni.
Veramente? (ridiamo)
Sei contento di tornare qui in Italia? Che cosa ti aspetti dalle tue date nel mio paese?
Non vedo l’ora di mangiare pasta e ancora pasta. Amo l’Italia anche se è da un po’ di tempo che non torno, non so il perchè. In questo tour di solito ho una band con me, ma adesso sono solo e suonerò le mie vecchie canzone, ma con una chitarra elettrica. Saranno versioni psichedeliche delle mie vecchie canzoni tristi.
Quindi sarà abbastanza diverso rispetto a ciò che avevo visto qualche anno fa.
Non lo so. Ora non ho più la barba. Adesso per me è molto più facile muovermi da un paese all’altro. (ridiamo) Non vengo più fermato molto spesso.
Forse, quando avevi la barba, avevi qualche problema tornando negli Stati Uniti. (ridiamo)
Sì, è proprio così, ma ora non più. Avrei dovuto tagliarmela prima. Avrei risparmiato tantissimo tempo alle dogane. (ridiamo) Ho scritto un disco su questo argomento, ma non credo che lo pubblicherò. Si chiama “Why Don’t You Like Me” ed è un concept-album doppio. Credo che “Love Without Borders” sarà il titolo finale. (ridiamo)
Il tuo secondo LP, “The Straight Hits!” è uscito lo scorso aprile: ci puoi raccontare che cosa è successo in questo lungo periodo tra le uscite dei tuoi due album?
Ho sofferto molto di depressione. Ho guardato tantissimo Netflix. Ho guardato tutte le serie di Netflix. Poi ho pensato di iniziare a leggere, ma dopo cinque minuti ho pensato di guardare Amazon Prime. Ho guardato anche tutte le serie di Amazon Prime e mi sono piaciute. Poi mi sono tagliato i capelli, ho iniziato a mettere vestiti colorati, ho iniziato ad andare ai bar honky-tonk a Austin, ho iniziato a uscire, ho una nuova fidanzata.
La tua vita è cambiata parecchio quindi.
Sì, sono molto più felice ora. Mangio verdura, faccio molto yoga e ora penso al suicidio solo dalle quattro alle cinque volte al giorno. Le cose stanno andando molto meglio.
Scusami se sono indiscreto a chiedertelo, ma prima ci pensavi molto più spesso?
Dalle trenta alle quaranta volte al giorno. Grazie per avermelo chiesto e riportato in mente. (ridiamo) Sono stato a lungo in cura dallo psicologo, ho preso parecchie medicine pesanti, ma grazie a Dio, è andata molto bene. Amo la vita.
Questa positività si puo’ vedere nel tuo nuovo disco (scoppiamo a ridere)”…
Amo la vita (ride)
Diciamo che il tuo disco è più positivo.
Sì è più positivo che felice. (ridiamo)
Di che cosa parlano i tuoi testi?
I miei testi sono veramente sciocchi. Parlano di essere felici e cose del genere. Se tu sorridi sempre, ciò riesce a convincere il tuo cervello a essere felice, anche se non lo sei veramente. E’ una cosa che funziona veramente bene e inganna il tuo cervello, che produce endorfine. Il mio disco parla di queste cose.
Quindi c’è un messaggio positivo che vuoi mandare ai tuoi fan o alle persone che ascoltano la tua musica?
No. Hai presente quando sei giovane e sei convinto che la vita diventerà più facile e poi invecchi e invece non lo diventa? Diventa sempre più dura e tu pensi che prima o poi qualcosa avrà senso, ma ciò non capiterà mai. Questo è il messaggio positivo che voglio condividere: credo che prima tu lo venga a scoprire, prima le cose diventeranno più semplici. (ridiamo) Le cose diventano sempre più difficili, siamo sempre più fottuti.
Ho letto che hai detto che le elezioni del 2016 negli Stati Uniti ti hanno preoccupato. Che cosa ne pensi del clima politico negli Stati Uniti in questo momento?
Credo che sia meglio non pensarci. Sta accadendo in tutte le parti del mondo. Non so cosa stia succedendo, è come essere in un videogame. E il nostro presidente è una celebrità della rete. Non lo so.
(ricordardiamo di quando Josh suonò a Bologna proprio nei giorni delle dimissioni dal governo da parte di Berlusconi e delle battute che fece a riguardo durante il suo concerto emiliano ndr)
A me piace molto Bernie Sanders. Mi sembra una brava persona.
Sì, sono d’accordo con te. Piace molto anche a me.
Credo che se fossimo in una società vera, senza inganni, dove i soldi non contano così tanto, Bernie sarebbe diventato il nuovo presidente degli Stati Uniti.
Sì, lo penso anch’io. Hillary era troppo estremizzata e credo che Bernie avesse la possibilità di vincere. Questo è l’impero purtroppo.
Esattamente . Lo credo anch’io. “A Love Song (Set Me Straight)” è appunto una canzone d’amore: è la prima che hai scritto nella tua carriera?
E’ la prima che ho pubblicato, ma ne avevo scritte altre quando ero un ragazzino.
Ci puoi dire come è nata?
E’ stato un tentativo di superare i clichè delle canzoni d’amore, così ho deciso di chiamarla “A Love Song”. E’ la canzone nel disco di cui sono veramente contento ““ il resto è più divertente, sciocco e frivolo. Questa canzone è il vero punto centrale dell’album. Avevo veramente bisogno di fare questa canzone. Mi piace molto, nella sua versione integrale. E non ne la versione editata.
Hai lavorato sulle tue canzoni per appena tre giorni. Ci puoi dire come è andato il processo creativo per questo tuo secondo album?
Ho finito di scrivere in circa due mesi un set di canzoni che avevo preparato per questo decennio. Avevo bisogno di qualcosa di veloce e frivolo che mi portasse verso nuovi spazi mentali e che non fosse così serio: così è nato “The Straight Hits!”. Ho lavorato tutti i giorni. Mi fermavo per dieci o venti minuti per pensare alle donne italiane e poi tornavo di nuovo a lavorare. (ridiamo)
Quali sono state le tue principali influenze musicali per il tuo secondo album?
Dici per “The Straight Hits!”? L’America. Non lo so. Volevo che avesse uno scenario diverso. Sono stato spesso in bar honky-tonk in Texas negli ultimi anni e ho ascoltato musica che si potesse ballare, così puo’ darsi che abbia incorportato qualcosa da lì.
Mi sembra più rock e, come hai appena detto tu, anche più dancey, in un certo senso.
Sì, sono d’accordo. Credo che per il prossimo disco, invece, cercherò di fare qualcosa di più pop. Voglio portare un po’ di positività , in passato ho già portato molta tristezza, voglio concentrarmi sugli ultimi anni e cercare di essere felice. E’ una sfida difficile. La cosa più interessante a riprodurre queste nuove canzoni live è cercare di essere felice davanti alla gente mentre sono su un palco. Credo che in Italia suonerò le canzoni tristi, visto che sarò solo, senza la mia band. “The Straight Hits!” è un album fatto per essere suonato insieme a una band. Avvisa i tuoi lettori che suonerò le mie canzoni tristi, ma anche che farò simpatiche battute su Berlusconi e sulla pasta. Lo prometto. (ridiamo)
Parlando della tua casa discografica, la Mute Records, che è una delle più importanti indie-label al mondo, posso chiederti come ti trovi a lavorare con loro? Come è nata la vostra collaborazione?
Sono persone gentili, sono venuti ai miei concerti e per anni mi hanno chiesto di pubblicare un disco e finalmente nel 2011 ho realizzato “Last Of The Country Gentlemen”. Il mio manager, Peter Sasala, li conosceva. Sono un’etichetta fantastica e hanno un roster di musica molto d’avanguardia. Sono sempre stati molto gentili con me e mi hanno lasciato fare ciò che volevo. Mi trovo molto bene con loro e gli sono molto grato per aver pubblicato i miei dischi.
Ho visto che pubblichi la tua musica anche in vinile: che cosa ne pensi di questo formato che è ritornato di moda dopo parecchi anni? Ti piacciono? Li collezioni?
Mi piace la plastica in generale e mi piace il petrolio e voglio collezionare più prodotti possibili fatti con il petrolio. (ridiamo) Però credo che gli MP3 stiano tornando. Scherzo! (ridiamo) Sono nato negli anni ’70 e sono nostalgico. Mi piacciono i vinili perchè li puoi toccare, annusare, sentire.
E’ stato veramente interessante e piacevole parlare con te, Josh. Ti faccio un’ultima domanda prima di lasciarti andare: per favore potresti scegliere una tua canzone, vecchia o nuova, da usare come soundtrack di questa intervista?
Mi piacciono le storie d’amore, perciò scelgo “A Love Song (Set Me Straight)”. E’ la mia preferita del nuovo album.
Grazie mille Josh. Ci vediamo in Italia presto.
Ok. Ci vediamo tra pochi giorni a Bologna.