Chiudete i bambini in casa: sono tornati i Behemoth. Quasi trent’anni di carriera sul groppone, la bellezza di undici album all’attivo ma ancora tanta voglia di scioccare il mondo intero con un look da spavento e una dose generosa di satanismo che se suoni un genere chiamato blackened death metal davvero non guasta mai. L’immondo trio composto dal cantante/chitarrista Adam “‘Nergal’ Darski, dal bassista Tomasz “‘Orion’ Wróblewski e dal batterista Zbigniew Robert “‘Inferno’ PromiÅ„ski non ha mai nascosto di avere una smisurata simpatia per il diavolo. Chissà , forse sarà stato proprio un patto firmato con il demonio a permettergli di fare proseliti e diventare vere e proprie superstar della musica estrema praticamente ovunque.
Nella natia Polonia, per esempio, sono riusciti a raggiungere i vertici delle classifiche in ben due occasioni, con gli album “Evangelion” del 2009 e “The Satanist” del 2014. Un risultato non da poco, considerando il fatto che ora come ora Varsavia di certo non brilla in tolleranza nei confronti dei miscredenti o, più in generale, di chi mostra anche solo un briciolo di insofferenza per il bieco nazionalismo ultracattolico al potere. Tuttavia, tanto per riprendere un’espressione celebre del nostro Santo Padre, «Chi sono io per giudicare? ». Molto meglio pensare a questo nuovo capitolo della saga Behemoth intitolato “I Loved You At Your Darkest”.
L’album segue il percorso evolutivo-sperimentale inaugurato dall’eccellente “The Satanist” e ci mostra una band seriamente intenzionata ad allargare ulteriormente il proprio raggio d’azione. Come Eva nel giardino dell’Eden, Nergal cede alle tentazioni della fama/serpente e introduce qualche tenue ma incisiva sfumatura post-rock per provare a rendere più invitante una ricetta decisamente non adatta a tutti i palati. E qui assistiamo a un piccolo miracolo: oltre a confermare un impareggiabile gusto per melodie gelide e ricercate ““ che emerge soprattutto negli epici assolo di chitarra e basso di “God=Dog”, un brano dal titolo molto familiare a noi italiani ““ il frontman polacco dimostra di avere una raffinatezza, una sensibilità che non ti aspetteresti mai da un personaggio che quando “canta” sembra sempre essere sul punto di dire addio ai polmoni.
Le voci bianche, i cori gregoriani, gli arpeggi di chitarra acustica e gli inserti sinfonici infondono un’aura di empia sacralità alle dodici tracce di “I Loved You At Your Darkest”. Canzoni come “Ecclesia Diabolica Catholica” e la simil-ballad “Bartzabel” si ascoltano con lo stesso piacere con cui si potrebbe leggere un romanzo gotico. Non fosse per le chitarre e il basso che suonano come le sette trombe dell’Apocalisse e la maestosa batteria di un Inferno mai avaro di blast beat, la si potrebbe definire un’opera dal sapore ottocentesco, intrisa com’è di un’oscurità elegante ed evocativa. Seduto sul suo trono al calduccio delle viscere della terra, il Principe del Mondo ascolta soddisfatto e ringrazia: i suoi cari adepti Behemoth gli hanno fatto l’ennesimo bel regalo.