Quando, la scorsa estate, giusto due settimane prima, annunciarono l’annullamento del Radar festival per (probabile) scarsa prevendita e l’incombente minaccia del live del misterioso Liberato in concorrenza, confesso che una lacrima sul viso scese e capii molte cose. Quello del Radar era davvero un cast lungimirante, al passo con i tempi, da camminarci a testa alta anche in Europa. Tra le tante ‘figate’ (passatemi il termine) in cartellone c’era anche la divina Charlotte. Meno male che alcuni artisti sono stati recuperati cammin facendo e stasera è il turno di una delle poche figlie d’arte a non pagare dazio alla sovrastante ed ingombrante ombra dei genitori. Lei li raggiunge o quantomeno non sfigura affatto, se paragonata.
Bravissima attrice, la preferita in assoluto di Lars Von Trier, mica Mr. pizza e fichi e da qualche anno seriamente in affair con l’arte musicale. Collaborazioni eccellenti, prima gli Air per il ri-debutto dopo anni dal suo esordio vero e proprio datato ’86, poi Mr. Beck per “IDM” il suo secondo disco della rinascita, passando per “Strange Whisper” il suo terzo, fino ad arrivare ad un quarto e bellissimo disco uscito nel 2017 che s’intitola “Rest” (pieno zeppo d’intoccabili come Sir Paul Mc Cartney o Christo dei Daft Punk) che è il leit motiv della setlist di stasera come del tour in corso.
Un disco con canzoni superbe (come tutte le sue pubblicazioni finora) cantato sia in inglese, sia in francese e dal vivo la Gainsbourg si conferma elegante e raffinata, timida e audace allo stesso tempo, introversa e istrionica e tanto a suo agio con il palco.
Come detto sopra, snocciola quasi tutto l’album nuovo con qualche perla dalla vecchia produzione come “Heaven Can Wait” o “The Song the We Sing” e addirittura episodi remotissimi con “Charlotte forever” o “Lemon Incest” incise con il padre Sergi, a metà degli anni ’80. Un totale di sei musicisti on stage, una band molto affiatata e molto ben congeniata con elementi bizzarri che si sposano perfettamente con la capofila e un’altrettanta scelta di gran classe la produzione delle luci, rettangoli di neon coreografici ed efficaci capaci di rendere un’atmosfera di chiaro scuro potentissima quanto suggestiva. Un’ora e venti di grande musica con quel french touch che aleggia sul Fabrique come fossimo ad una sfilata di Chanel.
Una fuoriclasse come raramente capita d’incontrare.