Parlando di Federico Fiumani, dei Diaframma e dell’ultimo “L’abisso” il pensiero va, inevitabilmente, alla drammatica vicenda mediatica che l’ha visto denunciare su Facebook casi di violenze sulle donne. Si trova ogni tipo di articolo e approfondimento sul tema. Però sembra già essere un fatto archiviato, purtroppo, in attesa di querele e contro-querele come lui stesso ha affermato di aspettarsi in diverse interviste.
Alla soglia dei fatidici “sessanta” Fiumani si è esposto, ha portato alla luce un problema che pare in molti conoscessero. Tuttavia, in diversi lo hanno tacciato di averlo fatto per avere più visibilità in vista del disco in uscita.
Una vita da outsider, tanti errori, periodi bui, ma un talento che, a molti, ha cambiato il gusto e la visione musicale. Ha vissuto una Firenze florida, avanti. Una scena musicale underground spirito di una, due, tre, generazioni. Coraggiosa, diversa, in parte rude, in parte polemica, in parte ribelle. Davvero avrebbe avuto bisogno di visibilità entrando a gamba tesa in un fatto delicato come questo, magari in cambio di una bella querela?
Mettendo per un attimo da parte il fatto, Fiumani è un musicista, tende a ribadirlo, e “L’abisso” l’ultima uscita dei suoi Diaframma.
Dopo collaborazioni, progetti solisti, il nuovo lavoro sembra avere una linfa diversa, nuova. “L’impero del male” a conferma di ciò: strofe e ritornelli scanzonati, con un bridge d’altri tempi, dei tempi di “Siberia” e il basso rotondo a unire tutti. A sostegno del concetto anche “Ellis Island, 1901” e “I ragazzi stanno bene”, con l’uso del wah wah (effetto per la chitarra) che era da un po’ che non si sentiva.
Per molti album Federico ha ammesso di esser stato “sbrigativo” nel registrare e pubblicare; quasi fossero demo. “L’abisso”, fortunatamente, riprende, in parte, lo spirito di libertà artistica, senza arricchire troppo, senza fronzoli, senza cercare la perfezione nel missaggio, nella postproduzione. è un disco suonato bene, ma dritto per dritto, punk – accostamento da prendere un po’ con le pinze, ma l’attitudine rende l’idea -.
“Le auto di notte” viaggia in questa direzione: riff iniziale ideato guardando porno (la frase iniziale “It’s Rocco Time” dice tutto), un andamento scoglionato, tanto per ribadire che se vuole, fa quello che gli pare.
Questo aspetto, tuttavia, ha una duplice faccia: se da una parte rafforza l’idea “storica” di Fiumani e di una generazione con una forte identità , sonorità e modo di essere, dall’altra rende ancor più esplicito il distacco con le nuove generazioni. Non ci sono eredi di alcun tipo, quasi nemmeno sforzandosi si può trovare un nome. Così come è sempre più difficile che i ragazzi conoscano i Diaframma o li apprezzino come meriterebbero.
Ma, dopotutto, non è questo il loro obiettivo: come racconta Fiumani in un’intervista «Penso sia la fortuna più grande a cui una persona possa aspirare, quella di realizzare il proprio sogno e vivere della propria passione. Mi ritengo immensamente fortunato, e inoltre mi permette di vivere senza troppi patemi d’animo e clamori eccessivi. Io ambisco ad una vita tranquilla. Non nasco rockstar e non ho il carisma per esserlo. Non sarei stato strutturato per reggere il peso della fama. Penso che la grande fortuna sia un successo giusto per poter tirare avanti, a me interessava questo ».
Non nasco rockstar e non ho il carisma per esserlo è una frase tosta, lucida, anche se in molti avranno sicuramente da ridire.
Tornando all’album, riecheggiano, felicemente, echi wave immersi in un misto tra rock, punk, chitarre secche e brevi soli (“I ragazzi stanno bene”). Parte con l’ossimoro “Leggerezza”, considerando l’abisso della vecchiaia, e i temi nel testo: dalla donna che lo ha lasciato con leggerezza, al corpo che invecchia. Spiazza “Fica Power”, un titolo provocatorio ma “ragionato”, come racconta in un’intervista: «Mi venne l’idea di questa canzone da un saggio di Massimo Fini “Di(zion)ario erotico. Manuale contro la donna a favore della femmina” […] Il giorno prima di entrare in studio ho chiamato una mia grande amica femminista militante e gli ho chiesto se secondo lei potevo incidere una canzone con questo testo. Lei mi ha detto sì. Se mi avesse detto di no, non l’avrei registrata».
Un felice ritorno, quello dei Diaframma, con un album concreto, che ridà luce dopo qualche mezzo passo falso, in un mondo che ha ancora bisogno di loro.