di Dario Ardias Thorre
Io, se scrivo di qualcosa, scrivo per recuperare. Non mi piace scrivere di cose scritte da altri, da tutti. Scrivo per tirare fuori qualcosa che è passato sotto silenzio e per dare nuova luce e considerazione a ciò che non dovrebbe essere dimenticato o quantomeno ri-apprezzato.
Nel suo nuovo film Jim Jarmusch stavolta la butta giù pesante senza riguardo per niente e nessuno. O meglio, del riguardo c’è ed è per due cose: per una storia normale, a tratti banale nella sua semplicità e per la protagonista vera della pellicola, la poesia. Quanti film parlano di poesia? Non molti, parlano forse di poeti o sono film semplicemente poetici. In “Paterson” si parla di poesia, si respira poesia, si vede la poesia, la si legge insieme con Paterson mentre la pensa, mentre la compone, mentre la assapora. Il dinoccolato Adam Driver, tanto sottovalutato quanto davvero bravo, dà voce e movenze ad un uomo che vive una vita ordinaria, conducente di autobus, con una casetta, un cane che adora e una moglie amabile tutta presa ad arredare casa e a darsi da fare in tante altre cose, ma con leggerezza e disincanto. Paterson esce di casa alla stessa ora, si dirige al deposito, prende il suo bus, guida, ascolta i discorsi dei passeggeri, fa la pausa pranzo, torna a casa, cena e porta fuori Marvin, il suo cane, facendosi una birra al suo pub preferito. Tutti i giorni, sempre uguale, e Jarmusch scandisce, in quasi due ore di film, i momenti di un uomo che, estasiato dalla bellezza della natura e dall’accadere semplice del quotidiano, verga con la sua penna sul suo taccuino versi impressionisti, intimisti e delicati. Ogni giorno una nuova poesia, ogni giorno un nuovo incontro col mondo traendone piccole cose delle quali bisognerebbe godere e perdercisi dentro.
Paterson non è il solo poeta di questa storia e Jarmusch lo sottolinea costantemente. Il protagonista incontra, via via, una bambina e un turista giapponese, capendo che tutti, quelli almeno dotati di una spiccata sensibilità , possono essere poeti, lenti d’ingrandimento sul mondo. Una pellicola come “Paterson” non è di facile fruizione, chi ci si approccia dovrebbe capire che per tutta la durata del film non accade nulla, o meglio, non accade nulla di quello che ci aspetteremmo ad un certo punto debba accadere. Qualcosa c’è ed è importante, ma nulla che sconvolga la vita di Paterson in modo violento o definitivo perchè ciò che spicca, che si erge su tutto, è la semplice vita, il quotidiano sentirsi parte del tutto e goderne senza porsi mai in opposizione.