Dopo aver pubblicato nel novembre dello scorso anno una cassetta, “First Songs”, Anna St. Louis è arrivata al momento del suo primo album a ottobre: prodotto da King Tuff e Kevin Morby, il debutto sulla lunga distanza della giovane musicista nativa di Kansas City, ma ora residente a Los Angeles, è stato realizzato dalla Woodsist Records, l’etichetta di proprietà dei Woods, e vede la partecipazione del batterista Justin Sullivan (Night Shop, The Babies) e del multistrumentalista Oliver Hill (Pavo Pavo).
Con “If Only There Was A River” Anna cerca sia di affinare il suo folk che di allargare i suoi orizzonti musicali: il viaggio si apre con “Water”, dove degli ottimi arpeggi supportano la sua bella e profonda voce e riescono a creare delle gradevoli immagini che sembrano provenire dal mondo della natura.
Se la semplicità del singolo “Understand” ci regala piacevoli sensazioni di tranquillità e freschezza, con l’umore della musicista di stanza a Los Angeles che sembra essere positivo, “Freedom”, invece, ci porta su territori molto diversi: qui la voce di Anna St. Louis è inizialmente supportata solo da un synth (e nei successivi tre minuti la strumentazione rimarrà comunque minimale) e le tinte sembrano varare verso colorazioni piuttosto scure e tristi con sensazioni cupe e malinconiche.
Le emozioni che ci sa regalare “Desert” sono decisamente forti, con l’uso della chitarra acustica che viene in seguito cambiata con quella elettrica, quasi a voler segnalare l’intensità dei sentimenti che si stanno provando.
Incredibile anche la dolcezza di “If Only There Was A River”, la title-track, posta alla conclusione del disco, dove il piano di Hill riesce a dare un ulteriore tocco di profondità alla calda e avvolgente voce di Anna.
Un lavoro sincero, delicato e prezioso, questo debutto sulla lunga distanza della musicista originaria di Kansas City è un album intimo e affascinante che ““ ne siamo sicuri ““ ci potrà scaldare il cuore in queste freddi notti invernali.