La prima vera perla rock’n’roll di questo 2019 arriva addirittura da San Pietroburgo ed è a firma degli Angelic Milk, guidati dalla fascinosa Sarah Persephona. Noi, a dire il vero, è già da un po’ che abbiamo le antenne decisamente alzate su questa band che, al momento dell’esordio, conferma tutte le attese e anzi, le supera.
Il motto della fanciulla, che serve ad inquadrare, in linea di massima, il sound della sua band, è “Too lo-fi to live, too gothpop to die“, ma di certo non basta a definirla al 100%, visto che Sarah non perde l’occasione per darsi una chiave di lettura ancora più approfondita: “una solitaria ragazza del nord che ama il pericolo e non merita di essere trattata come un angelo“.
L’esordio degli Angelic Milk è tanto glam quanto dream-pop, ma non certo di quello pulito o ricco di candore, tutt’altro. Sonico, lascivo, sensuale, accattivante, zuccheroso quando serve e rumoroso, senza che ogni brano non abbia una melodia che subito entri sotto pelle (mi permetto di usare il buon vecchio termine “radio-friendly”). Ne nasce così un ibrido appiccicoso e dannatamente coinvolgente: Emma Anderson e Miki Berenyi in vena più di pop che di shoegaze che guardano ai The Jesus and Mary Chain, passando però per sentieri mai banali che coinvolgono Siouxsie, Phil Spector e Cure, ma anche per un guitar pop prettamente anni ’80.
La voce fanciullesca di Sarah è capace di attirarci come le sirene, mentre il nostro cervello capta segnali di pericolo ai quali però non può (e non vuole!) rispondere in modo adeguato. Un mondo dissoluto e vizioso, in bilico tra pulsioni riot grrrl (in cui le fanciulle sono pronte a mostrare i muscoli) ed estetica più da teenager/lolita maliziosa e ammiccante, il tutto in un contesto da film noir decadente. Difficile (impossibile?) non cadere in tentazione.