“Sindacato dei Sogni” è un omaggio vivo e contemporaneo a un mondo musicale antico, arcadico ma forse troppo spesso idealizzato.
La psichedelica ostinata e contraria voglia di fare un album molto “classic”, si cuce come un vestito su una carriera costellata di tanta ricerca sonora e personalità .
I Tre Allegri Ragazzi Morti hanno, in un certo senso, trovato un modo per fermare il tempo e si sono probabilmente adattati ad una frase dei “The Dream Syndacate”: “The past is easier to bend/I found a way to slow it down“.
Andare piano, ma allo stesso tempo proprio sulla lentezza di fondo, costruire sopra delle linee ritmiche e sonore dure, dritte e spesse.
Il disco si accende in un continuo ciclo di riconferme da “Caramella” a “Non ci provare”: tutto sembra emulsionarsi nella loro versione, essenziale e semplice, della storia del rock.
Un rock che, anche nei suoi picchi di retromania, si distingue per complessità artistica.
Gli strumenti usati nel disco sono lineari, puri, non ci sono usi eccessivi di ricami dovuti a effettistiche complesse.
Per il post-Inumani era lecito aspettarsi una completa, e forse fatale, immersione in suoni “esotici” e a loro modo estremi, i TARM invece stupiscono per semplicità , e la full immersion creata dal disco è in un mondo tutto loro.
“Sindacato dei sogni” è una linea tracciata dai primi anni 2000 a oggi.
“C’era un ragazzo che come me non assomigliava a nessuno” ricalca le atmosfere de “La testa indipendente” : la sensazione, ascoltando il disco, è quella di trovarsi ad aspettare un treno che va su un binario ben stabilito, e conosciuto.
La scelta delle storie raccontate è tipica della tradizione TARM: in “AAA Cercasi” c’è la pittura di una figura femminile forte e libera che ricalca le storie di album come “La seconda rivoluzione sessuale”.
Il quadro composto da “Sindacato dei Sogni” è un patchwork di idee, suoni, speranze, palchi calcati e storie raccontate.
Se per Dante Gabriel Rossetti “Il sonetto è un monumento del momento“, i TARM riescono a creare con un disco “l’eco del momento” proprio perchè, nell’attimo in cui ogni canzone viene ascoltata inizia un dèjà -vu che si collega continuamente al passato, regalandoci anche delle profezie per il futuro.
Il rock dei TARM si esprime in un retro-futuristico modo di fare musica e questa attitude, affascinante e pericolosa, rischia di essere autoreferenziale e autocitazionista, ma nel complesso continua a funzionare.
Ogni brano è una graphic novel fluttuante piena di colpi di scena; le linee di voce di Davide Toffolo sono vibranti come le foto di Paul Regnard scattate per documentare i fenomeni isterici alla fine del 1800.
In Caramella viene chiesto “Come puoi farmi luce?” e allora bisogna riflettere e capire che forse un disco del genere avrebbe potuto indubbiamente “fare più luce” e giocare in modo più netto con le ombre del contemporaneo. Toffolo e co. si concentrano invece solo sulle piccole oscurità in modo estremamente poetico, netto e classico.
“Sindacato dei sogni” è già un elemento della tradizione, un filo rosso che indica che i TARM sono tornati, con tutto il loro bagaglio pesante, ma scintillante.