di Alessio Verde (Horror House)
Sono sempre stato molto legato a Shyamalan, fin da quando in tenera età mi ha catturato e stregato con “Unbreakable”, ergo aspettavo con trepidazione questo film da più o meno una quindicina di anni.
In “Unbreakable” ci trovavamo di fronte all’uomo comune che scopre di avere doti straordinarie e chiaramente non sa come e se farne uso, in “Split” invece alla mente disturbata di un ragazzo con un’infanzia terribile, in un film che ha il solo scopo di inserire all’interno di questo universo alternativo il personaggio di Kevin e la sua “orda” . In “Glass” ci troviamo di fronte alla decostruzione totale del supereroe e del supercattivo, viene azzerato ogni singolo fattore dato dagli ideali fumettistici in una storia totalmente antisupereroistica sotto tutti gli aspetti.
Tutto ruota intorno ad Elijah Price, per motivi che non vi dico, al suo ideale molto comprensibile e condivisibile ma realizzato con mezzi estremi, nella maniera più sbagliata possibile. Price è la rappresentazione dell’uomo disposto a fare ogni cosa pur di raggiungere il suo obbiettivo prestabilito, l’uomo che non si ferma davanti a nulla seppur limitato dalle sue scarne capacità fisiche. Quindi basta un’ideale, basta una convinzione ed una pianificazione per realizzarla, basta avere la forza di volontà necessaria e la mente supererà il corpo, l’intelligenza è una delle armi più potenti che l’uomo possiede.. Questo è il messaggio che il suo personaggio vuole dare a noi spettatori. Elijah è un uomo intelligente, talmente intelligenti da plasmare la mente altrui, ma non è un villain.. Come David Dunn non è un supereroe. Sono bensì persone comuni ma allo stesso tempo differenti dagli altri, persone comuni all’interno di un mondo che non gli appartiene e in quest’ultima affermazione racchiudo anche il personaggio di Kevin, forse più di tutti.
Il film non è un blockbuster, quindi Shyamalan rallenta i tempi, riduce al minimo i movimenti, rende il film introspettivo e psicologico quasi quanto “Unbreakable” e lo condisce con una regia straordinaria, campi lunghi e pianisequenza che rendono le immagini sullo schermo di una bellezza da togliere il fiato.
Quindi è questo, una rappresentazione di una vicenda che potrebbe essere fumettistica ma che viene totalmente distrutta rendendo il tutto realistico, introspettivo e per quanto assurdo molto credibile.. Per poi arrivare ad uno dei migliori finali da lui mai scritti.
Il film è emozionante, delicato e crudo. Non avrebbe potuto realizzare finale migliore, semplicemente magnifico.